Nelle cassette delle lettere degli spagnoli che hanno chiesto di poter votare per posta cominciano ad arrivare le schede elettorali, i giornali pubblicano gli ultimi sondaggi e la questione catalana è tutt’altro che normalizzata. Ma a meno di due settimane dalle nuove elezioni politiche in Spagna (sarà la quarta volta in 4 anni) uno dei temi-chiave di scontro elettorale è diventato lo spostamento della salma del dittatore Francisco Franco, un’operazione voluta dal premier socialista Pedro Sànchez. Molti lo leggono come un’operazione politica per rimarcare l’identità del partito socialista, il Psoe, come paladino della memoria democratica. Eppure, come per la Catalogna, l’effetto ottenuto sembra essere quello contrario. D’altra parte “la notizia non è tanto che Franco sia stato riesumato, quanto che ci siano voluti quarantaquattro anni” scrive El Paìs.
Il gran dibattito in corso in questi giorni (anche) a proposito della Valle dei caduti – che fa parte del patrimonio nazionale – ha risollevato alcune questioni mai del tutto sopite: quanti cadaveri senza nome ci sono da riesumare in tutta la Spagna? Cosa si può fare adesso con quello che finora era un luogo di pellegrinaggio di franchisti nostalgici e di turisti dal dubbio gusto (nel monastero presente all’interno della Valle dei caduti si può pernottare prenotando su Booking.com), oltre che della famiglia Franco? Gli interrogativi restano, mentre su tv e online si rincorrono le immagini dei franchisti accorsi sia alla Valle dei caduti che al cimitero di Mingorrubio, nel municipio di Madrid (dov’è stato spostato quel che resta di Franco) per dimostrare la loro devozione al dittatore morto oltre quarant’anni fa.
Ma se questa mossa possa portare o no un contributo di voti alla causa del Psoe è tutto da dimostrare. Anzi, sulla versione online del giornale El Español (guidato dall’ex fondatore e direttore storico del Mundo), un sondaggio di SocioMétrica ha spiegato che d’accordo con la riesumazione dei resti di Franco è il 41,9 per cento degli intervistati, ma chi non è d’accordo è di poco superiore, il 42,1. I più giovani, quelli nati dopo il 1975, sono i più favorevoli a questa operazione voluta dal governo. Ma una larga parte degli intervistati (quasi 3 su 4, il 70,9 per cento) è convinta che sia stata una manovra elettorale del leader socialista, accusa rinnovata dagli avversari politici, Partito Popolare in testa che – pur fondato 43 anni da 6 ex ministri franchisti – sottolinea come sia una “storia felicemente superata”. Albert Rivera, leader di Ciudadanos, ha aggiunto che l’unica cosa buona di aver riesumato il cadavere di Franco sarà che Sánchez smetterà di parlare delle ossa del dittatore e che nel 2019 vale più parlare di disoccupazione, pensioni ed educazione.
In un quadro come questo, risepolto il dittatore, resta più concreta l’ascesa di Vox che il 10 novembre – dicono molti sondaggi – potrebbe essere la terza forza dietro Psoe e Pp e davanti a Podemos e Ciudadanos, assumendo anzi il ruolo di collettore dell’elettorato indignato che non si sente più tutelato da nessuno dei quattro partiti principali. E infatti proprio il presidente di Vox Santiago Abascal ha cavalcato la storia dell’ex dittatore, puntando ai voti più conservatori: “L’obiettivo – ha detto tra l’altro – non è riesumare Francisco Franco. L’obiettivo, è chiaro, è delegittimare la Corona, spodestare Felipe VI e demolire la croce della Valle dei caduti”. L’intenzione del governo, ha aggiunto, è quella di fomentare lo scontro tra spagnoli: ai cittadini interessa risolvere i propri problemi quotidiani, che non sono tra le priorità del governo e che “moltissimi spagnoli sono preoccupati per l’unità nazionale della Spagna, visto quello che sta succedendo in Catalogna”.
Ma proprio la Catalogna, commenta uno dei più noti intellettuali di sinistra Josep Ramoneda, può essere la chiave per “mettere a frutto” l’operazione della riesumazione di Franco. “Potrà essere effettivamente valsa a qualcosa – scrive Ramoneda sul Paìs – se servirà come impulso per una nuova tappa di rinnovamento legislativo e istituzionale. Tutto ciò dovrebbe essere un invito ad affrontare le profonde riforme rimaste pendenti e costruire così un nuovo consenso”, nell’ottica delle tanto auspicate nuove modalità governative rispetto al passato, cui il Psoe rimane comunque ancorato. “Facendo di necessità virtù, il conflitto catalano potrebbe essere l’opportunità giusta per attuare questo passo in avanti”, continua Ramoneda, “anche se, la mancanza di grandezza da ambo le parti faccia temere più il contrario: che all’indomani della riesumazione, si torni indietro”.