“Francesco Tedesconon è rimasto inerte davanti al pestaggio di Stefano Cucchi, lo stavano massacrando di botte. Ha intimato a Di Bernardo e D’Alessandro di smetterla”. Così, nel corso della sua arringa, Eugenio Pini, legale dello stesso Tedesco, ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di omicidio preterintenzionale per il suo assistito. Ovvero, l’imputato-testimone che con le sue dichiarazioni ha accusato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro del pestaggio costato la vita a Stefano Cucchi, secondo quanto rivendicato e ricostruito dall’accusa. Tedesco, presente in Aula durante l’arringa del suo legale, secondo il legale “ha rappresentato inconsapevolmente la più piccola e debole rondella di un ingranaggio smisurato e potente”. E ancora: “Ha cercato di fermare questo meccanismo ma ne è stato inesorabilmente travolto, investito. Ha percorso un sentiero solitario; poi c’è stata la sua vittoria, una vittoria umana”, ha aggiunto, citando pure Gandhi (“Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci“). La richiesta alla Corte è stata quella di “restare sordi innanzi a ogni tentativo di correlare il momento delle sue dichiarazioni alla sua credibilità e innanzi ai tentativi di farlo nuovamente immergere nel silenzio”.
Per Tedesco il pm Giovanni Musarò aveva chiesto l’assoluzione dall’accusa di omicidio preterintenzionale “per non aver commesso il fatto” e la condanna a tre anni e mezzo per l’accusa di falso. Anche su quest’ultima accusa invece i legali di Tedesco hanno chiesto l’assoluzione del suo assistito, così come per quella di diffamazione (ormai prescritta): “Tedesco non ha commesso un falso per assicurare l’impunità per sé e per i suoi due colleghi”, ha rivendicato il legale. E ancora: “Quando il maresciallo Mandolini gli porge degli atti riguardanti Cucchi gli dice ‘firma’ e lui li firma senza leggere”.