In secondo grado l'imputato era stato condannato a 22 anni, il pg aveva chiesto invece 30 anni. Gli ermellini hanno però respinto il ricorso della procura generale di Roma nella parte in cui chiedeva la condanna per epidemia dolosa
Pena troppa bassa e quindi da ricalcolare. È stata confermata dalla Cassazione la responsabilità di Valentino Talluto, il trentacinquenne accusato di aver contagiato a Roma 32 partner tacendo la sua sieropositività. Ci sarà però un appello-bis per rideterminare la pena al rialzo in relazione ad altri quattro casi di contagio. In secondo grado l’imputato era stato condannato a 22 anni, il pg aveva chiesto invece 30 anni. Gli ermellini hanno però respinto il ricorso della procura generale di Roma nella parte in cui chiedeva la condanna per epidemia dolosa. Talluto dovrà quindi affrontare un nuovo processo.
I giudici hanno accolto la richiesta del pg Pasquale Fimiani aveva chiesto di riconsiderare nel nuovo processo le quattro assoluzioni. A presentare il ricorso oltre allo stesso Talluto erano state anche alcuni parti civili. Secondo l’accusa l’imputato, a partire dal 2006, avrebbe infettato le sue partner con rapporti sessuali non protetti. Talluto era stato condannato in primo grado il 27 ottobre del 2017 a 24 anni di carcere quando i giudici lo avevano riconosciuto colpevole del reato di lesioni gravissime ma non di quello di epidemia dolosa: i pm avevano chiesto l’ergastolo. L’11 dicembre 2018 la pena era poi stata ridotta a 22 anni per lesioni gravissime con dolo eventuale e assolto per i quattro casi che dovranno essere riesaminati.
Complessivamente al giovane venivano attribuiti 57 episodi, 32 di contagio diretto o indiretto, e 25 scampati grazie alla presenza di anticorpi. Venticinque si erano costituite parte civile. Tra le vittime anche un bambino di 8 mesi nato da una delle donne contagiate. Secondo l’accusa Talluto aveva scoperto la sua sieropositività nell’aprile del 2006. Da quel momento aveva avuto rapporti sessuali non protetti fino al giorno precedente al suo arresto. L’uomo avvicinava le sue vittime attraverso chat o nei social network, proponendo loro rapporti senza profilattico per provare maggior piacere, e ha sempre sostenuto di non essere a conoscenza delle conseguenze che poteva creare la sua sieropositività. È stato il primo processo in Italia di questo genere. L’indagine è iniziata nel 2015 grazie alla denuncia di una delle vittime e aveva portato Talluto in carcere a novembre dello stesso anno.