Facebook paga ma solo a patto di non essere costretta a riconoscersi colpevole. La società di Mark Zuckerberg rinuncia al ricorso contro la multa di 500mila sterline, ricevuta all’inizio dello scorso anno dall’autorità britannica per la tutela della privacy (Ico) dopo lo scandalo che l’ha vista protagonista: i dati di milioni di utenti Facebook senza il loro consenso erano finiti nel 2015 in mano alla società di consulenza Cambridge Analytica che li aveva utilizzati anche a scopo di propaganda politica.
L’ammontare della multa, cifra irrilevante per il colosso americano, rappresenta il tetto massimo previsto dalla vecchia normativa britannica. Subito dopo lo scandalo, Facebook aveva fatto appello basandosi sul fatto che la decisione dell’authority fosse viziata da pregiudizi e mancanza di obiettività. E il tribunale, in un’udienza preliminare che si era svolta a giugno, aveva dichiarato non manifestamente infondate le argomentazioni del ricorso. Tuttavia Facebook ha decisodi rinunciare all’azione legale e di accettare il pagamento della sanzione, a patto di non essere costretta a riconoscersi colpevole.
“Siamo soddisfatti di aver chiuso una transazione con l’Ico”, ha commentato uno degli avvocati dell’azienda Harry Kinmonth. Poi ha ammesso che “Facebook avrebbe voluto fare di più nel 2015 per indagare sulle denunce riguardanti Cambridge Analytica e sottolineato i cambiamenti introdotti da allora per una maggiore protezione della privacy degli utenti con l’obiettivo di restringere significativamente sulla piattaforma l’accesso a informazioni da parte di programmatori di app“. Negli Stati Uniti a luglio il colosso social era stato condannato a pagare 5 milioni di dollari sempre per il caso di Cambridge Analytica: ed è stata la più alta sanzione di sempre comminata a una società hi-tech. In Italia invece dovrà pagare una multa di un milione di euro.