Calcio

“Il calcio è uno e il mondo della disabilità ne deve far parte con la stessa dignità”. In Italia “una piccola rivoluzione” firmata da FIGC-CIP

E' la prima volta a livello internazionale che una Federazione sportiva nazionale dedicata al calcio praticato da persone normodotate prevede l’avvio di un percorso specifico per l’istituzione, al suo interno, di una Divisione federale dedicata interamente al calcio paralimpico

Il calcio per disabili entra a far parte della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Il football è parte delle discipline che partecipano ai Giochi Paralimpici ma è la prima volta a livello internazionale che una Federazione sportiva nazionale dedicata al calcio praticato da persone normodotate prevede l’avvio di un percorso specifico per l’istituzione, al suo interno, di una Divisione federale dedicata interamente al calcio paralimpico. L’Italia è il primo Paese al mondo ad aver raggiunto questo importante risultato non solo sportivo, ma anche sociale frutto del protocollo d’intesa inclusivo tra la FIGC e il Comitato italiano paralimpico (CIP). “Stiamo compiendo il primo passo di una piccola rivoluzione” dice a Ilfattoquotidiano.it Luca Pancalli, presidente del CIP. “Il calcio è uno e il mondo della disabilità ne deve far parte con la stessa dignità” commenta Gabriele Gravina, numero uno della Federcalcio. Il calcio per disabili è presente ai Giochi Paralimpici in particolare nella versione calcio a 5 B1, praticato da persone non vedenti. Negli ultimi anni sono aumentate le tipologie di disabilità che hanno cominciato a praticare questo sport, dando vita a un movimento ricco e composito. Basti pensare, ad esempio, alla Nazionale italiana calcio amputati. Questa squadra nasce dall’iniziativa di Francesco Messori, un ragazzo nato senza una gamba con una forte passione per il football. Nel 2011 il Centro Sportivo Italiano (CSI) concede a Messori di giocare in un campionato per atleti normodotati. Il calciatore, utilizzando Facebook, recluta persone amputate provenienti da tutta Italia. Nel 2012 si costituiscono squadra sotto l’egida della presidenza nazionale del CSI. Da allora comincia un percorso velocissimo che porta nel 2017 il calcio amputati tra le discipline della Federazione Sport Paralimpici e Sperimentali (FISPES). Oggi il calcio amputati può vantare un campionato italiano con diverse squadre. Il CIP e l’organo di organizzazione e controllo del calcio in Italia hanno deciso di avviare un confronto diretto per raccordare tutte queste esperienze diffuse sul territorio all’interno di un’unica cornice.

“L’obiettivo di questo protocollo – sottolinea a ilfattoquotidiano.it Pancalli – è quello di riunire la grande famiglia del calcio italiano che, grazie al lavoro svolto sino ad ora dalle Federazioni Paralimpiche e dagli Enti di Promozione, può vantare numerose realtà in tutta Italia e migliaia di atleti con disabilità. Il calcio resta una delle grandi passioni popolari del nostro Paese. La bellezza di questo sport è anche nel saper arrivare con facilità al cuore delle persone, come le storie dei nostri campioni”. Che tipo di disabilità potranno essere ammesse a far parte di questo sport? Il CIP spiega al Fatto.it che il protocollo firmato tra loro e la FIGC “prevede l’istituzione di un Tavolo con le federazioni paralimpiche, Fispes, Fispic e Fisdir, i cui componenti saranno indicati dalle parti, per individuare le attività sportive calcistiche che il CIP trasferirà alla Federcalcio. Al momento fanno parte della galassia calcistica CIP il calcio a 5 e a 11 per persone con disabilità intellettiva e relazionale, il calcio a 5 per persone con sindrome di Down, il calcio a 5 per persone non vedenti e ipovedenti, il calcio amputati”. L’obiettivo degli ideatori è massimizzare le potenzialità di sviluppo del gioco del calcio da parte dei disabili. Il documento ha attivato l’iter per organizzare piani di sviluppo e le relative tempistiche, nonché le necessarie certificazioni mediche, degli atleti e la formazione dei tecnici. L’avvio delle attività paralimpiche della FIGC è previsto per il primo luglio 2020.

Con questo protocollo, aggiunge il CIP, potranno essere praticate attività calcistiche sperimentali in aggiunta a quelle regolamentate dagli organismi internazionali che sovrintendono le attività calcistiche praticate da persone con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. “È un processo che parte da lontano – commenta il presidente Gravina – dalla sensibilità che si è via via sviluppata in seno alla Federcalcio, dall’attività svolta con le Leghe negli ultimi anni e dalla disponibilità dimostrata dal presidente Pancalli. Grazie alla convenzione firmata nel 2017 con il CSI è stato avviato il torneo “Quarta Categoria” per gli atleti con difficoltà cognitivo-relazionali, e l’esperienza positiva che ne è maturata ci ha convinti di questo passaggio ulteriore, definendo con il CIP un quadro di collaborazione diretto e ancora più ampio. Il nostro è un messaggio chiaro che adesso trova un riscontro anche in termini ufficiali”. Gravina e Pancalli parteciperanno a un dibattito, all’interno del Festival della Cultura Paralimpica, proprio su questo tema, il 6 novembre alle ore 9.30 a Padova.