“La legge di Bilancio è chiusa, la miglioreremo in Parlamento. Radio Radicale? Il 20 aprile ci sarà una gara (per la trasmissione delle sedute parlamentari, ndr), la mangiatoia è finita”. Così Luigi Di Maio ha annunciato che la maggioranza, dopo due giorni di vertici e alcune tensioni, ha trovato la quadra sulla manovra. Mercoledì si è tenuto a Palazzo Chigi un nuovo incontro presieduto dal premier Giuseppe Conte, affiancato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, per concordare gli ultimi punti. Le partite Iva con redditi fino a 65mila euro potranno accedere alla flat tax al 15% senza alcun limite alle spese per beni strumentali. Si è poi deciso di eliminare alcuni aggravi che sarebbero stati male accolti dall’elettorato. Salta ad esempio l’aumento da 50 a 150 euro dell’imposta ipotecaria e catastale per chi compra la prima casa, che era previsto dal Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles. E salta anche l’obbligo di pagare con carta o bancomat per poter detrarre le spese sanitarie dall’Irpef. Per le altre detrazioni al 19% però sarà necessario certificare le spese con pagamenti tracciabili. Confermate però l’imposta sullo zucchero aggiunto alle bevande e sulla plastica.
La questione dei fondi pubblici per Radio radicale è stata risolta solo in serata. Nella bozza di manovra era spuntato un finanziamento di 8 milioni di euro per tre anni all’emittente e il M5s, con Di Maio in testa, aveva chiesto che fosse bloccato. “Quei soldi diamoli ai terremotati”, ha detto il ministro degli Esteri parlando con i cronisti in Senato. Poco dopo sul Blog delle Stelle è partita la campagna: “Diteci voi come utilizzereste quei fondi”. Gli alleati di governo del Pd però erano a favore del finanziamento alla radio che trasmette le sedute del Parlamento e raccoglie nel suo archivio, tra il resto, le registrazioni di udienze di processi, riunioni del Csm e della Corte costituzionale. Almeno in attesa dello svolgimento di una gara per l’affidamento del servizio. Il punto di caduta è che Radio Radicale proseguirà nel servizio fino all’espletamento di una gara, previsto per il prossimo aprile. Nel frattempo è confermato lo stanziamento.
Era stato il premier, partecipando all’assemblea dell’Ance, ad anticipare la marcia indietro sulle tasse sulla casa: “Diversamente da quanto anticipato negli scorsi giorni dagli organi di stampa, non sarà introdotto alcun aumento dell’imposta ipotecaria e catastale sui trasferimenti immobiliari soggetti all’imposta di registro sull’acquisto della ‘prima casa‘”. L’aumento dell’imposta da 50 a 150 euro in realtà era previsto nero su bianco dal Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles. “Anche oggi una tassa in meno, dopo aver lasciato la cedolare secca sugli affitti al 10%, un risultato messo a segno durante il vertice di ieri”, rivendicano fonti di governo. “Mettiamo l’Italia in carreggiata per la crescita”, “ci guadagna tutto il Paese, se ci perde qualcuno sono gli evasori”, ha detto Gualtieri durante la registrazione di Porta a Porta, anticipando anche che “chiusa la manovra intendiamo aprire dei grandi cantieri di riforma” compresa quella ”organica del fisco”.
Si è trovata poi la quadra sulla flat tax al 15% per le partite Iva con redditi fino a 65mila euro: saltano i paletti sui costi massimi che possono sostenere per beni strumentali. Il piano originario prevedeva una stretta sui requisiti d’accesso e il ritorno al sistema analitico di determinazione dell’imponibile: su questo punto già martedì si era deciso di confermare il regime forfettario.
“In questa manovra ci saranno meno tasse, meno burocrazia e meno evasione fiscale. Il Paese riparte con più soldi per famiglie, lavoratori e imprese”, scrive su Twitter Conte. Mentre Gualtieri ha detto che il governo stima “un rimborso di 100-200 euro a consumatore” con il meccanismo del cashback. Gualtieri ha poi confermato che dal 1 gennaio 2020 partirà la lotteria degli scontrini, con più premi per chi pagherà in maniera elettronica.