Imu e Tasi saranno unificate in un’unica imposta. L’aliquota di base per l’abitazione principale classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e per le pertinenze è pari allo 0,5 per cento e il comune può aumentarla di 0,1 punti percentuali o diminuirla fino all’azzeramento (al 0,4 per cento). I Comuni “possono aumentare
ulteriormente l’aliquota massima dell’1,06 per cento di cui al comma 7 sino all’1,14 per cento, in sostituzione della maggiorazione della Tasi”. Contraria Confedilizia secondo cui “con l’eliminazione della Tasi verrebbe meno qualsiasi riferimento ai servizi (che oggi per la Tasi c’è) e – quindi – verrebbero meno garanzie importanti per il cittadino. Inoltre, verrebbe posta a carico del proprietario anche quella parte di Tasi (dal 10 al 30% dell’imposta) che attualmente è a carico di colui che occupa gli immobili (ad esempio l’inquilino nei contratti di locazione). Ancora, viene previsto in via definitiva l’aumento all’11,4 per mille – rispetto all’ordinario limite del 10,6 per mille – dell’aliquota massima applicabile in alcuni grandi Comuni come Roma e Milano. Inoltre, l’aliquota di base dell’Imu passa dal 7,6 per mille all’8,6 per mille (per l’abitazione principale, dal 4 al 5 per mille): novità che avrebbe l’effetto di portare ad aumentare l’aliquota di base da parte di quei Comuni che finora applicavano l’aliquota di base Imu e non applicavano la Tasi”.

La viceministra dell’Economia Laura Castelli ha poi annunciato che saranno unificati nella local tax “i numerosi tributi locali minori, tra quello relativo all’occupazione di suolo pubblico e l’imposta sulla pubblicità, al fine di semplificare la vita ai cittadini e soprattutto alle tante imprese che operano sul territorio. A questa si aggiunge una importante semplificazione per gli ambulanti, perché riteniamo che i mercati locali, specialmente nei piccoli Comuni, rappresentano un’importante spazio di socializzazione“.

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