Il cadavere di Graziella Giraudo era stato trovato dai carabinieri nel 2013, dopo che nessuno aveva visto la donna alla veglia funebre della sua coinquilina. Della ‘santona’, a cui si rivolgevano fedeli da tutta Italia, non si avevano notizie dalla fine degli anni ’90 e in molti credevano che fosse partita per un viaggio. In realtà la donna era morta per cause naturali e i suoi parenti avevano conservato in casa il cadavere per 17 anni.

Condannati in primo grado, la corte d’Appello di Torino ha assolto “per non aver commesso il fatto” Aldo e Alfio Pepino, rispettivamente marito e figlio della Giraudo dall’accusa era di occultamento di cadavere. Assolta anche Elda Allinio, sorella del genero della ‘santona’, accusata di favoreggiamento. Il pg Giancarlo Avenati Bassi, ha chiesto il non doversi procedere per prescrizione.

Ritenuta una guaritrice, conduceva una vita riservata e in paese la si vedeva poco. I militari avevano ritrovato il suo corpo, conservato e con la mano in segno di benedizione, in una stanza chiusa a chiave. Gli inquirenti avevano trovato un diario, tenuto dai ‘fedeli’ in cui si ipotizzava la resurrezione della donna. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, ma per ora siamo molto soddisfatti – commenta l’avvocato Michele Forneris – È stata riconosciuta la natura istantanea del reato cioè tutto quello che è successo dopo la morte della donna, è stato giudicato non rilevante”. Gli altri familiari imputati residenti nell’appartamento vicino all’alloggio in cui era stato scoperto il corpo avevano patteggiato la pena a un anno.

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