La commissione Segre contro odio, razzismo e antisemitismo nasce al Senato senza i voti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il centrodestra compatto ha deciso di astenersi sull’istituzione dell’organo straordinario, proposto dalla senatrice a vita. Alla fine sono stati infatti 151 i voti a favore, nessun contrario e ben 98 le astensioni. La notizia è stata accolta da un lungo applauso e la maggior parte dei senatori si è alzata in piedi. Dai banchi del centrodestra sono invece arrivate le proteste e le accuse di presunte limitazioni alla libertà d’espressione: “Non vogliamo bavagli o stato di polizia”, ha dichiarato Matteo Salvini. Mentre Fratelli d’Italia ha addirittura accusato la maggioranza di voler mettere fuori legge il loro stesso partito. Per il M5s quello del Carroccio è “becero fanatismo“. Ma pure dentro Forza Italia non mancano i malumori: “Il Ppe avrebbe votato a favore”, ha commentato il deputato forzista Osvaldo Napoli. E poco dopo la vicepresidente della Camera Mara Carfagna su Twitter: “La mia Fi, la mia casa non si sarebbe mai astenuta in un voto sull’antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell’alleanza di centro destra andiamo a rimorchio senza rivendicare nostra identità”.
Per tutto il giorno l’Aula del Senato ha cercato di arrivare all’elaborazione di un’unico testo che mettesse tutti d’accordo. Ma il tentativo è fallito alla luce delle richieste che venivano dal fronte del Carroccio e di Fratelli d’Italia. “Siamo contro razzismo, violenza, odio e antisemitismo senza se e senza ma”, si è giustificato Salvini dopo la votazione. “Tuttavia non vorremmo che qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quello che per noi è convinzione e diritto ovvero il ‘prima gli italiani’“. E ancora: “Non vogliamo bavagli e stato di polizia che ci riportano a Orwell”. Una motivazione condivisa anche da Fratelli d’Italia che ha addirittura accusato la maggioranza di voler prendere loro di mira: “Quel testo pone molti punti critici”, si sono lamentati. “Ad esempio tra le voci di odio nell’attuale risoluzione, vengono messi fuori legge Fratelli d’Italia e quindi per noi diventa un problema. E’ così quando si parla di nazionalismo, etnocentrismo e anche pregiudizi e stereotipi che significano tutto e il contrario di tutto”. Molto contestata all’interno dello stesso partito, la posizione dei senatori forzisti che si sono astenuti, ma “hanno assicurato il fattivo contributo ai lavori della istituenda commissione parlamentare”. Secondo Lucio Malan, a essere “ambiguo” sarebbe stato “il passaggio sul contrasto ai nazionalismi e la necessità di colpire anche dichiarazioni ‘sgradite’, anche quando non siano lesive della dignità della persona”.
Contro gli ex alleati del Carroccio si sono scagliati i senatori M5s: “Nel giorno in cui una donna sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti chiede al Parlamento unità nel contrastare odio, razzismo e ogni genere discriminazioni, la Lega preferisce sbandierare un becero fanatismo, accampando motivazioni pretestuose al suo no a un testo condiviso”. E ancora: “E’ un’occasione persa di unità e pacificazione”.
La stessa Segre, poco prima che iniziasse la discussione nel pomeriggio, si era rammaricata per il fatto che il Parlamento non fosse stato in grado di trovare un accordo unanime sul punto. “Speravo”, ha detto parlando con i cronisti, “che su una cosa che parla di odio senza categorie, l’odio in generale, tutto il Senato festante di questa cosa meravigliosa contro l’odio, avrebbe trovato una sintonia generale, facendo una bellissimo effetto anche davanti a tutta l’Italia”. A dire il vero, dai banchi del Pd era arrivata la proposta di accorpare, in un testo unico, la mozione che aveva come prima firmataria la senatrice a vita Liliana Segre. Sull’argomento, oltre alla mozione Segre, ne erano state presentate altre quattro (due di Fratelli d’Italia, una della Lega e una di Forza Italia). Secondo la proposta di Ferrari, sul testo finale sarebbe rimasta la prima firma di Segre e subito dopo, quelle dei capigruppo a Palazzo Madama in base alla loro consistenza. Contro questa ipotesi si sono però schierati i senatori di Italia viva: “Sul tema posto dal senatore Pd Alan Ferrari”, ha detto Davide Faraone, “ho apprezzato il suo tentativo ma il gruppo di Italia viva non apporrà nessuna firma a una mozione con la Lega, perché i contenuti sono altamente alternativi”. La discussione in Senato non ha portato a nessuna possibilità di mediazione e il testo finale è stato approvato solo dalla maggioranza.