Cultura

Firenze, l’archivio Alinari rimane allo Stato. La Regione lo acquista per 12 milioni: salve oltre 5 milioni di fotografie

Un patrimonio fotografico, bibliografico, archivistico e della Stamperia d’Arte, unico nel panorama internazionale, che ha rischiato di essere smembrato. La commissione Affari istituzionali della Toscana ha approvato l'acquisto per evitare che finisse a privati

di Manlio Lilli

Oltre 5 milioni di fotografie che raccontano la storia del Paese e non solo, un patrimonio che ha rischiato di essere smembrato. La Regione Toscana ha messo a bilancio l’acquisto, con una spesa complessiva di oltre 12 milioni di euro, dell’archivio Alinari. Risorse regionali che ora serviranno per garantire l’acquisizione e quindi la custodia e la corretta conservazione di questo straordinario patrimonio fotografico, bibliografico, archivistico e della Stamperia d’Arte, unico nel panorama internazionale. Un’eccellenza fiorentina e toscana che tutto il mondo ammira.

La commissione Affari istituzionali della Toscana, presieduta da Giacomo Bugliani (Pd), ha licenziato l’aggiornamento del Documento di economia e finanza regionale 2019 nella sua sezione programmatoria. Favorevoli i consiglieri del Pd, contrari quelli della Lega e di Forza Italia, astenuto il rappresentante del M5s. Tra gli interventi normativi a supporto della variazione di bilancio, appunto, anche l’acquisto del “patrimonio Alinari”. La Regione, insomma, è stata di parola, in attesa del definitivo passaggio in consiglio regionale.

“Qualche mese fa suscitò molto sconcerto la decisione della società ‘Fratelli Alinari’ di cessare l’attività e di lasciare la storica sede di Firenze. Anche come Consiglio regionale intervenimmo sulla questione approvando due atti e anche l’assessore alla cultura Monica Barni raccolse l’appello annunciando l’avvio di un percorso che avrebbe coinvolto la società, la Soprintendenza e il ministero dei beni culturali”. Il 3 ottobre la consigliera regionale del Pd, Elisabetta Meucci, informava che proprio in quei giorni aveva preso avvio nelle commissioni consiliari l’iter per l’approvazione della seconda variazione al bilancio di previsione 2019-2021, nella quale c’era anche spazio per l’acquisizione del patrimonio fotografico Alinari.

La Fratelli Alinari, fondata a Firenze nel 1852, è la più antica azienda al mondo nel campo della fotografia e della comunicazione per immagini. Il patrimonio di oltre 5 milioni di fotografie documenta la storia non solo dell’Italia dalla metà dell’800 ai giorni nostri. Attraverso arte, cultura, industria, società, paesaggio, e molto altro. Un caleidoscopio nel tempo e nello spazio per ri-osservare monumenti di ogni età, personalità e uomini comuni, luoghi e mestieri scomparsi, ritratti artistici e performance sportive. Da “Le macerie del campanile della Basilica di San Marco crollato il 14 luglio 1902 in Piazza San Marco a Venezia”, a “L’atleta Goise durante una gara podistica” nel 1935, passando per il “Ritratto a tre quarti di figura di Wanda Wulz”, realizzata da Carlo Wulz negli anni Venti. Dal “Teatro Greco, Parco monumentale della Neàpoli, Siracusa” realizzata da Anderson nel 1927, all’”Ospedale, ex Villa Pisa a Fiesole, l’ambulatorio” scattata dai Fratelli Alinari nel 1915, passando per le “Statue all’interno dell’appartamento della Zarina, moglie di Paolo I, nella Reggia di Pavlovsk”, donata da Maria Orioli. Una raccolta di immagini che sì è arricchita con diverse acquisizioni. A partire da quella dell’archivio di Villani di Bologna, forte di 550mila negativi e 5mila stampe. L’archivio più importante in Europa per la storia industriale italiana, in quanto documenta le vicende di 7500 aziende italiane dagli anni Venti agli anni Ottanta. Acquisizioni, ma anche donazioni. Come quella fatta da Folco Quilici, di oltre 500.000 fotocolor di tutto il mondo, dal Brasile al Sudafrica, dal 1954 a oggi.

Un patrimonio che ha rischiato di essere smembrato. Di finire addirittura nelle mani di qualche facoltoso privato. Tutta colpa della crisi. “Siamo alla canna del gas nella sede storica, ma solo per l’inquinamento che si respira”, confessava lo scorso maggio il presidente della Fondazione Alinari e proprietario, Claudio De Polo. “Dal 30 giugno 2019 non sarà più nella sua sede storica, in largo Alinari a Firenze, perché l’attuale proprietà ha venduto l’immobile. Per il patrimonio invece, oggetto anch’esso di trattativa per la vendita, il trasloco è già in atto e coinvolge direttamente i dipendenti, al fine di garantire la temporanea salvaguardia, in attesa di una nuova sede”. Così il comunicato sindacale che lanciava l’allarme sull’archivio e sui lavoratori, non poteva risultare inaspettato. La storica sede in Largo Alinari, a due passi da Santa Maria Novella, a Firenze, è stata venduto a una società immobiliare che ne farà probabilmente degli appartamenti di lusso. Mentre il materiale è stato trasportato in un caveau della Art Defender, la società leader nel trasporto delle opere d’arte, a Calenzano, a nord di Firenze. Quindicimila scatole rinforzate con cursori interni che le tengono divise e compatte nelle quali sono state sistemate le lastre.

Fortunatamente, dopo la vendita del Palazzo e prima che ogni cosa venisse portata via, la Soprintendenza archivistica per la Toscana ha dichiarato il patrimonio Alinari “un unicum di interesse storico sia a livello nazionale che internazionale”. Circostanza che ha determinato l’istituzione di un vincolo di tutela e quindi la necessità che non potesse essere venduto a pezzi. Solo per questo si è potuto arrivare al felice esito della vicenda. Non rimane che sperare in tempi brevi per la sistemazione dell’Archivio. Per la possibilità di consultare di nuovo quei materiali straordinari.

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