Le richieste di chiarezza di Giuseppe Conte e del ministero dello Sviluppo Economico, le preoccupazioni della Fiom-Cgil, oltre che dei sindacati francesi, e la soddisfazione di Confindustria. Nel giorno dell’ufficializzazione del via libera di Fca e Psa alla fusione che creerà il quarto gruppo al mondo per volumi di vendita nel settore auto, il governo italiano si mostra attendista mentre i sindacati chiedono una convocazione dell’azienda alla luce dell’operazione di mercato. Mentre Vincenzo Boccia plaude alla nascita del “gigante europeo”.
Molto più cauto il governo italiano. “È un’operazione di mercato, non posso giudicare l’accordo ma quello che preme al governo è che sia assicurato il livello di produzione e quello di occupazione in Italia e quindi la continuità aziendale”, avverte il premier spiegando che incontrerà John Elkann. Anche il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha annunciato che il governo chiederà a Fca “continuità sul piano industriale e gli investimenti e la produzione in Italia”. Ricordando che l’unione di due grandi gruppi come Fca e Psa “può avere economie di scala su costi”, ha avvisato: “La riduzione non deve ripercuotersi o incidere sui lavoratori nel nostro Paese”.
Ed è proprio al governo che si rivolge la Fiom-Cgil, esprimendo “fortissima preoccupazione” per gli stabilimenti e chiedendo al governo di “assumersi la responsabilità di convocare” Fca “dopo vent’anni”. La leader dei metalmeccanici della Cgil, Francesca Re David, ricorda che l’ex Fiat “ha preso tanti soldi in Italia e continua a prenderli attraverso gli ammortizzatori sociali”.
In Italia, ammonisce, “non esiste una politica industriale e il settore dell’auto ne è l’esposizione di massima evidenza” ma “siccome quello che succede tocca gli 80mila dipendenti di Fca ma anche i 200mila dell’indotto noi chiediamo che il governo italiano convochi un tavolo in cui Fca sia chiamata a dire qual è il suo piano industriale”. Negli stabilimenti italiani, continua la segretaria del sindacato, “c’è una capacità produttiva installata di 1,5 milioni di auto, ma ne vengono prodotte meno della metà”. Mentre le fabbriche di Fca “sono piene di cassintegrati”, conclude, la fusione “è molto rischiosa”.
Anche il sindacato francese Cgt è critico: “È il gioco classico del Monopoly capitalista mondiale. Con questa fusione, sperano di aumentare la redditività delle loro aziende e tutelare i loro futuri benefici. Intendono riuscirci aggravando gli attacchi contro gli interessi dei lavoratori dei due gruppi sul terreno dell’occupazione, del potere d’acquisto e dei diritti collettivi”, dice il rappresentante del sindacato nel gruppo PSA, Jean-Pierre Mercier, invitando i lavoratori dei due gruppi ad unirsi e mobilitarsi “al di là delle frontiere” per difendere i loro “interessi comuni”.
“Se le famiglie Peugeot e Agnelli pensano che in due sono più forti sul mercato dell’auto – continua – i 211mila dipendenti di Psa e i 237mila dipendenti di Fiat-Chrysler rappresentano una notevole forza sociale, in grado, unendosi oltre i confini, di difendere collettivamente attraverso le loro mobilitazioni i loro interessi comuni dinanzi ai loro comuni padroni”. “L’unione dei lavoratori al di là delle frontiere è vitale per costruire le future mobilitazioni che non mancheranno”, conclude il sindacalista.
Il principale sindacato di Psa, Force Ouvrière, comincia col dirsi “rassicurato” dalla volontà di non chiudere siti industriali e conservare ai comandi Tavares. Ma deplora la scelta dei Paesi Bassi come sede centrale. Una decisione, che secondo l’esponente di FO, Patrick Michel, “non è un granché. Siamo comunque un fiore all’occhiello dell’industria francese, c’è un legame patriottico dei francesi a questa azienda storica”.
Per il presidente dei Confindustria, Vincenzo Boccia, “si conferma una propensione europea ed un grande gigante potenzialmente europeo che è nella linea di ciò che sosteniamo”. L’accordo per la creazione di un unico gruppo, aggiunge, darebbe vita a “una dimensione aziendalistica interessante” perché “occorre considerare la concorrenza in Europa non solo in chiave nazionale. Abbiamo bisogno di giganti europei per affrontare le sfide con Cina e Usa”.
Il ceo di Fca, Mike Manley, ha scritto una mail ai dipendenti per spiegare le ragioni dell’aggregazione: “Ci stiamo muovendo verso una fusione paritetica con Groupe Psa con l’obiettivo di creare un gruppo leader a livello mondiale, che avrà dimensioni, talento e risorse per competere e vincere in un’industria in trasformazione”. Nel frattempo, aggiunge, è “di vitale importanza che continuiamo a lavorare come un gruppo forte e indipendente, realizzando il nostro piano industriale e raggiungendo i risultati che abbiamo fissato”.