Scuola

Il presepe a scuola lo paga Regione Lombardia. Era meglio spendere quei soldi in fotocopie

Se a scuola fai il presepe, lo paga la Regione Lombardia. In vista del Natale la giunta regionale ha approvato una delibera che stanzia 50mila euro per finanziare progetti che prevedono la realizzazione del presepe nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie. Il contributo di 250 euro per l’acquisto di materiale necessario alla realizzazione del presepe sarà concesso alle prime 200 scuole che presenteranno la domanda. Dio non mi maledica ma siamo di fronte ad un proselitismo di Stato.

Non ho nulla contro la tradizione del presepe. Anzi, pur essendo ateo, ho sempre ammirato il rito del ricostruire la natività, del rappresentare la nascita di Gesù, attraverso l’arte. Non ho nulla nemmeno contro i presepi fatti nelle scuole dal momento che spesso sono un’occasione preziosa di scambio, di condivisione di una tradizione. E’ bello, ad esempio, sapere e notare con i bambini le differenze che vi sono tra un presepe ortodosso rappresentato su un’icona e quello cattolico.

Il presepe diventa patrimonio di tutti, di bambini e genitori di qualsiasi religione in quanto rappresenta un messaggio di pace e di gioia che appartiene ad ogni credo. Fa riflettere, tuttavia, che sia un ente statale quale la Regione a fare una campagna pro-presepio. C’era bisogno che lo Stato si facesse garante della promozione di una tradizione legata al cristianesimo? La Regione Lombardia avrebbe fatto bene a spendere quei 50mila euro in maniera diversa in una scuola dove manca anche la carta igienica e la carta per le fotocopie. I presepi sono una priorità in una scuola che cade a pezzi?

Non solo. Il messaggio che arriva dal Pirellone è quello di realizzare un presepe “ricco”: 250 euro per la realizzazione di un presepe non sono cifra da poco. Eppure il presepe dovrebbe essere una rappresentazione povera, umile, semplice. Per farlo a scuola basta del materiale da riciclo, del cartone, il dono di qualche falegname del paese e la collaborazione di qualche genitore. Nulla di più. Forse ogni scuola potrebbe meglio usare quei 250 euro per comprare del cibo per i più bisognosi della comunità e per festeggiare in qualche modo con loro il Natale.