Il caso Luigi Cesaro torna alla Giunta delle elezioni. L’Aula di palazzo Madama ha rinviato all’organismo che si occupa di immunità parlamentari l’esame della richiesta di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni telefoniche sul senatore di Forza Italia, detto Giggino a purpetta, coinvolto in un’inchiesta della procura di Napoli Nord. Con lui sono indagate 29 persone, compreso il figlio Armando Cesaro capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale: l’accusa principale contestata è il voto di scambio e riguarda fatti compresi tra maggio e giugno 2015, cioè il periodo in cui si sono tenute le elezioni regionali in cui era candidato il figlio Armando.
Agli imputati è stato notificato un decreto di citazione a giudizio diretto nel settembre del 2018. Oggi il Senato ha rinviato in giunta la richiesta perché come ha riferito il relatore, il senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, serve un approfondimento vista l’eccezione di incompetenza sollevat adalla difesa di Cesaro. Il berlusconiano al momento dei fatti era deputato. Sul caso è intervenuto anche il presidente della giunta Maurizio Gasparri chiedendo all’Aula di chiarire la questione della competenza con una norma di legge per porre fine a conflitti interpretativi e decisioni difformi.
Nel gennaio scorso la Giunta si era praticamente lavata le mani sul caso Cesaro, decidendo di restituire le carte dell’inchiesta al giudice. Un esisto tutt’altro che atteso e maturato a sorpresa solo al momento della conta dei voti: la vecchia maggioranza composta da Lega e M5s non aveva tenuto. Nonostante esistesse un precedente di un certo rilievo: quello di Denis Verdini su cui, la scorsa legislatura, decise proprio la Giunta del Senato nonostante i fatti che gli erano contestati risalivano all’epoca in cui era deputato. In quella occasione riuniti gli uffici competenti di Camera e Senato, si concordò il principio che qualora il parlamentare sia ancora in carica, la competenza spetta alla camera di attuale appartenenza dello stesso. Se invece non lo è più, la competenza spetta a quella a cui apparteneva all’epoca delle intercettazioni. “Dato il precedente di Verdini abbiamo insistito che il caso Cesaro dovesse rimanere al Senato. Noi dei 5 Stelle il punto l’abbiamo tenuto, altri no” aveva detto Mario Giarrusso che guida i 7 senatori del M5S. La linea dei 5 stelle non era passata perché il Pd si era astenuto, mentre Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega avevano salvato Cesaro. Accusato di aver promesso posti di lavoro in cambio di voti per il figliolo poi effettivamente eletto alle regionali del 2015 in Campania. Adesso la Giunta per le immunità dovrà decidere nuovamente cosa fare delle intercettazioni che lo riguardano.