Il governo giallorosso, che ha deciso di avviare il taglio dei Sussidi ambientalmente dannosi censiti dal ministero dell’Ambiente, elimina le esenzioni e gli sconti fiscali sulle tasse dovute per i prodotti delle trivelle, contenute nella legge sulle royalties. Si cancella quindi la franchigia sui primi 25 milioni di metri cubi di gas e 20mila tonnellate di olio prodotti in terraferma e i primi 80 milioni di metri cubi di gas e 50mila tonnellate di olio prodotti in mare. Non solo: viene eliminata anche la riduzione dell’aliquota introdotta “per tenere conto di qualunque onere, compresi gli oneri relativi al trattamento e trasporto“. In Italia dal 2010 per le estrazioni in terraferma la royalty è del 10% su petrolio e gas, mentre in mare dal 2012 ci sono due diverse aliquote: 10% per il gas e 7% sul petrolio.

Giorgia Monti, responsabile Campagna Mare di Greenpeace Italia, spiega che stando a dati del 2018 “la franchigia era stata applicata al 27% della produzione italiana di gas offshore e al 22% della produzione offshore di petrolio. Quindi un quarto della produzione era sotto i limiti di franchigia. La legge fatta per favorire i piccoli player in realtà andava a favore dei big, che in molti casi ne approfittavano diluendo le estrazioni su diversi anni per stare sotto la franchigia. Ora, con l’Imu sulle piattaforme e l’azzeramento delle franchigie, forse finalmente le compagnie inizieranno a smantellare i vecchi impianti che producono poco ma hanno un pesante impatto ambientale“.

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