Ci potrebbe essere un nuovo capitolo in una delle due indagini fiorentine su due ex renziani, Alberto Bianchi e Patrizio Donnini, sotto inchiesta per due vicende diverse, che però sono entrambe incentrate su flussi di denaro che gli sarebbero arrivati dal gruppo Toto che opera nel settore delle costruzioni e nella gestione di molti progetti infrastrutturali in Italia e nel mondo. La procura di Firenze che indaga su un doppio fronte potrebbe essere andata avanti sul versante dei contatti che riguardano, Patrizio Donnini, fondatore dell’agenzia di comunicazione Dotmedia che curava l’immagine delle prime edizioni della Leopolda.
La Verità racconta di un incontro avvenuto a Cortina d’Ampezzo tra Bianchi, ex presidente di Open, storica cassaforte di Matteo Renzi, e l’imprenditore Alfonso Toto. Bianchi è indagato per traffico di influenze per aver aiutato, secondo gli inquirenti fiorentini, a sbloccare i “problemi” del gruppo. Ebbene la conversazione tra Bianchi e Toto avrebbe avuto come argomento Donnini, indagato invece per appropriazione indebita e autoriciclaggio, che avrebbe incassato non solo pagamenti per consulenze dall’azienda ma anche soldi cash. La premessa è che la Toto Holding controlla la Renexia, società impegnata nel business dell’energia rinnovabile e gli inquirenti stanno cercando di chiarire gli affari conclusi con una società di Donnini, la Immobil Green Srl, e la donazione di 25mila euro erogata alla Open. Nel mirino degli inquirenti ci sono una serie di operazioni di compravendita e le plusvalenze incassate. Tra queste, alcune riguardano l’acquisto di certificati per centrali del mini eolico del sud che Donnini, tramite una sua società, avrebbe acquistato e poi rivenduto. Nel bilancio della Immobil Green Srl per esempio viene fuori un’operazione con la Renexia che ha portato nelle casse della società di Donnini una plusvalenza di 680mila euro. Su questa e altre operazioni Donnini ha fornito una serie di spiegazioni alla Finanza. Ci sarebbe poi una consulenza affidata in passato all’avvocato Alberto Bianchi nell’ambito di un collegio difensivo da un’altra società controllata, Strada dei Parchi Spa che gestisce le autostrade A24 e A25.
A Donnini quindi sarebbero arrivati i soldi per il pagamento di due consulenze grazie al suo presunto ruolo di mediatore con l’ex premier ed ex segretario del Pd e anche di Luca Lotti, all’epoca ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), organismo chiave per lo sblocco dei fondi destinati alle infrastrutture. Ma non solo, stando a quanto riporta La Verità, Toto avrebbe raccontato al legale anche il versamento di denaro in contanti (fino a 40 mila euro). Un flusso di soldi, quantificato al quotidiano, di circa 4 milioni di euro.
La Verità riporta anche la dichiarazione di Bianchi che, attraverso l’agenzia di comunicazione Comin and partners, ha confermato nella sostanza il contenuto della chiacchierata anche se ritiene che quel denaro non solo non sia mai arrivato ai dem ma che non vi fosse neppure destinato: insomma un millantato credito. Donnini sarebbe entrato in contatto con il Giglio magico attraverso, il padre dell’ex premier Tiziano Renzi. Se l’imprenditore possa aver avuto un ruolo di intermediazione con la politica o in qualche modo di facilitatore sarà compito della magistratura scoprirlo. La Verità ricorda che un paio di anni fa, con Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi, il gruppo ottenne di risolvere un contenzioso con l’Anas grazie a un emendamento alla manovra del maggio 2017. Toto contattato da La Verità nega sia il denaro che l’incontro.