Nel 2010 analizzando la documentazione del candidato l'Ustif, l'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del Ministero dei Trasporti, aveva scritto che il dirigente non aveva maturati i 5 anni di esperienze specifica nel settore previsto dalla legge. Ma Virginio Di Giambattista, allora dg del dicastero, aveva dato comunque il nulla osta
Il direttore di esercizio di metro e ferrovie ex concesse dell’Atac di Roma Capitale, Giovanni Battista Nicastro, quando è stato nominato nel 2010 non aveva i requisiti per tale incarico. A sottolinearlo è l’Ustif, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che nel 2010, quando è stata proposta la sua nomina ha scritto, analizzando la documentazione del candidato, che il requisito della sua esperienza specifica maturata per almeno 5 anni “non soddisfa quanto prescritto dall’articolo 1 del Decreto Ministeriale del 15/03/1993″, riferendosi al decreto del ministro dei Trasporti su ‘Disposizioni riguardanti l’idoneità tecnico-professionale, fisica e morale dei direttori di esercizio dei servizi di pubblico trasporto terrestre e dei loro sostituti’.
Il documento, esaminato da il Fatto.it, è una bocciatura senza appello per la mancanza di esperienza necessaria a tale nomina, secondo l’Ustif, ma, a quanto pare, tale giudizio non è stato sufficiente. Virginio Di Giambattista, il direttore generale del ministero dei Trasporti ha dato comunque il suo nulla osta alla nomina di Nicastro come direttore di esercizio delle ferrovie ex concesse Atac (trasporto su ferro locale Roma-Lido, Roma-Pantano e Roma-Viterbo) inviando il suo parere alla Regione Lazio che a sua volta ha dato il nulla osta per la direzione della metro. In questo modo, da poco meno di 10 anni, Nicastro è diventata la figura di garanzia massima per la sicurezza del servizio metro e ferrovie ex concesse anche se ci sono stati degli avvicendamenti in questo lungo periodo.
Andando nello specifico, per quanto riguarda la metro, il suo incarico di direttore d’esercizio ha avuto uno stop nel 2013 per poi riprendere, a settembre scorso, dopo la sospensione del suo predecessore Renato D’Amico accusato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma, insieme ad altri indagati, di frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi per l’incidente alla fermata della metro Repubblica avvenuto il 23 ottobre 2018, in cui rimasero feriti alcuni tifosi del Cska Mosca per il cedimento delle scale mobili, e per il guasto delle stessa alla fermata metro Barberini il 21 marzo 2019. Attualmente quindi è di nuovo in sella su entrambi i fronti.
La nomina del 2010
Sulla nomina l’Atac non entra nel merito sottolineando che l’azienda di trasporto pubblico romana può solo “prendere atto delle nomine ministeriali senza commentarle”.
Il presunto ‘peccato originale’ però che ha dato il via libera alla nomina di Nicastro nel 2010, come massimo responsabile della sicurezza della metro e delle ex concesse Atac, appare come un capolavoro di burocrazia nostrana. Il documento che rilascia il nulla osta alla sua nomina, per chi non ha potuto leggere il parere dell’Ustif, sembrerebbe redatto a regola d’arte. Questo perché il direttore generale del ministero, nelle premesse, scrive testualmente “visto il parere dell’Ustif”, omettendo però di specificare che il giudizio è negativo e terminando le ultime righe dell’atto con il rilascio del “nulla osta ai fini della sicurezza” a Nicastro.
Il responsabile di questo nulla osta ‘sui generis’, Virginio Di Giambattista, ora non è più a capo della direzione generale per il trasporto pubblico locale dopo essere finito sotto processo, insieme ad altri 16 imputati più la Ferrotramviaria, per la strage ferroviaria che il 12 luglio 2016, tra Andria e Corato, provocò 23 morti e il ferimento di altri 51 passeggeri.
Per il ministero dei Trasporti il nulla osta firmato da Di Giambattista è ineccepibile. “Il parere dell’Ustif è negativo – sottolinea l’ufficio stampa – ma Di Giambattista motiva il nulla osta, evidenziando che, riguardo ai requisiti tecnico professionali necessari per la nomina, le FS, Ferrovie dello Stato, a decorrere dall’anno 1992 sono state esercite in regime di concessione”.
“Un’affermazione che non corrisponde alla realtà. In Italia ora come nel 1992 – sottolinea un sindacalista dell’Atac che preferisce mantenere l’anonimato – una parte della rete è gestita direttamente da Rfi, Rete Ferroviaria Italiana del gruppo FS, e un’altra è appunto in regime di concessione ad aziende partecipate come Atac a Roma, Gtt a Torino e via discorrendo. Per capirci, la Roma-Milano o altre tratte nazionali non sono esercite in regime di concessione e non lo erano neanche nel 1992. Tant’è che fino al 2016 sono esistiti anche due enti differenti responsabili della sicurezza delle ferrovie italiane: l’Ustif per le ex concesse e l’Ansf, Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, per quelle gestite direttamente da Rfi”.
Infatti lo stesso ministero dei Trasporti nel 2016, all’indomani della strage ferroviaria tra Andria e Corato (ferrovia ex concessa vigilata dall’Ustif) tramite un decreto decide di far passare sotto la vigilanza Ansf, che fino ad allora controllava solo la sicurezza della rete gestita da Rfi, anche tutte le ferrovie ex concesse presenti in Italia per garantire una maggior controllo.
“In Italia – prosegue il sindacalista Atac – ci sono oltre 16mila chilometri di rete ferroviaria che tutt’oggi non sono esercite in regime di concessione, figuriamoci nel 1992. Oltre 16 mila chilometri di rete infatti sono gestiti da Rfi e poi ci sono le ex concesse ovvero i trasporti su ferro locali. Tant’è che l’Ustif nel 2010, proprio per motivare il parere negativo, sottolineava che Nicastro aveva svolto esclusivamente la propria attività professionale nell’ambito delle FS e non nelle ex concesse, non avendo quindi i 5 anni di esperienza dirigenziale necessari in questo settore, previsti dalla legge, per essere nominato direttore d’esercizio”.
Il Fatto.it ha chiesto al ministero qual è la norma che afferma che le Ferrovie dello Stato dal 1992 sono state esercite in regime di concessione ma non ha ottenuto alcuna risposta.
I problemi delle ferrovie ex concesse Atac dirette da Nicastro
Le ferrovie ex concesse sono state oggetto, a gennaio scorso, di una sentenza del Tar del Lazio che ha confermato una multa da 3,6 milioni di euro comminata dall’Antitrust all’Atac, nel luglio 2017, per la pratica, ritenuta scorretta, di cancellare molte corse senza informare in modo adeguato gli utenti. L’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, avviata nel novembre 2016, ha riguardato appunto il servizio offerto sulle ferrovie ex concesse Atac Roma – Lido di Ostia, Roma – Viterbo (le due più importanti tratte pendolari italiane) e Roma – Giardinetti – Pantano. Nel corso del procedimento sono emerse “la persistenza e la significatività” della “mancata effettuazione di molte corse programmate, dal 2010 ad oggi”, ovvero da quando Nicastro è stato nominato direttore d’esercizio, “che nella maggior parte del periodo ha raggiunto un’incidenza ben superiore a quella considerata fisiologica”.
Inoltre una delle ferrovie ex concesse, la Roma-Viterbo, durante la lunga gestione Nicastro è stata oggetto di un’inchiesta de il Fatto.it perché nelle stazioni della tratta in questione sono stati installati, spendendo quasi un milione di euro, dei tornelli riciclati dalla Roma-Lido e dalla Metro B non più a norma perché non permettono l’accesso ai portatori di handicap fisici.
Vicenda per la quale la Regione Lazio è stata in seguito condannata dalla Corte di Appello di Roma alla rimozione delle barriere architettoniche, presenti in una stazione della tratta ferroviaria, e al risarcimento della mamma di un ragazzo disabile che per anni ha dovuto affrontare un vero e proprio calvario per accompagnare il figlio a scuola.
La stessa tratta ferroviaria è stata anche oggetto, circa un anno fa, di un’interrogazione comunale da parte di Svetlana Celli, capogruppo della lista civica ‘Roma Torna Roma’, per delle “collisioni sfiorate tra treni della linea Roma Viterbo”, sempre durante la gestione Nicastro. Interrogazione che non ha ottenuto alcuna risposta finora.
Una vicenda che aggiunge ulteriori perplessità sulla nomina di Nicastro a direttore d’esercizio delle ferrovie concesse visto che, tra l’altro, sembrerebbe essere l’unico in Italia con questo incarico a non risultare iscritto all’albo nazionale degli ingegneri.