Ortorossia, non è una brutta parola, indica solo la patologia ( l’ossessione) di mangiare esclusivamente prodotti dell’orto. Nella Cina dai ritmi massacranti di lavoro il diritto alla siesta (xiu-xiu) è previsto dalla Costituzione
In questo pamphlet “Vivi Lieve. Piccoli passi verso una vita davvero felice” (Mondadori), Galdo, attinge alla sua storia personale, tra slancio cosmopolita e attaccamento alle proprie origini. Perché “da piccole finestre, si guardano grandi cose”, come filosofeggiava Benedetto Croce. E si aprano deliziosi siparietti familiari: nonno Ciro, un prete spogliato, che iniziò una stirpe di armatori ma in famiglia contava poco. Decideva tutto lei, nonna Maria Cristina, nove figli. La madre, la piccola di casa, sposò un avvocato latifondista che ha trasmesso ai figli la sua pedagogia agricola. Forse è stato lui a piantare in Galdo il germe del “non sprecare”.
E poi c’è zio Peppino (d’Amico) che con il suo sguardo lungo ha attraversato un secolo, corazzato da irresistibile simpatia. Ha campato lievemente fino a 96 anni e ancora firmava contratti per acquistare navi con mutui trentennali. Il suo stile di vita era la summa della scuola medica salernitana nata nel Medioevo sotto la stella della Roma Imperiale. Quando fu rapito dai briganti calabresi e nascosto per mesi in una grotta dell’Aspromonte, liquidò il soggiorno forzato con una battuta: “Mi hanno consentito di seguire una dieta a base di cipolle di Tropea”. Ecco una piccola campionatura di Galdo per vivere in pienezza una vita lieve:
1) Gli alberi migliorano l’estetica dei luoghi. E proteggono. Secondo dati forniti dall’Accademia di Georgofili di Firenze, l’automobilista circondato dal verde, si rilassa, non spinge sull’acceleratore a tavoletta, non circola a zig zag nel traffico. A Melbourne dove gli amministratori locali hanno piantato fino 3000 alberi in un anno il tasso di omicidi è crollato al 3,1 per cento, esattamente la metà mondiale ( 6,2 per cento).
2) L’orto è curativo per la mente e per il corpo. “Fare l’orto è un atto politico. Un gesto rivoluzionario. Il modo migliore per riconoscere la ricchezza della terra e non sprecarla”, parola di Pierre Rahbi, filosofo dall’intenso passato politico, che si è fatto contadino ecologico.
3) Metro di misurazione dell’inurbanità di massa: si salvi chi può dai ciclisti prepotenti e dai driver di monopattini elettrici, chiunque stia su due ruote si sente autorizzato a fare quel che vuole.
4) Come fuggire dal rumore dal mondo: tra distruturismo di massa e movida di bar, baretti e lounge che impazza dalle 4 del pomeriggio alle 4 del mattino. A New York dove se suoni il clacson a sproposito ti possono fare una multa fino a 300mila dollari. I napoletani che lo suonano come fossero in una sinfonia sono avvertiti.
5) Daspo, espulsioni temporanee per il turista che non rispetta il decoro della città. Le ha introdotte il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e subito messa in atto quando un turista del New Jersey è stato colto in fragrante a fare pipì in piazza della Signoria. Anche Valeria Marini, lo scorso luglio, si beccò il multone per essersi fatta il bagno nella fontana di Piazza di Spagna. Aveva caldo!.
6) La National Sleep Foundation ha certificato che il pisolino pomeridiano aumenta la nostra creatività del 40 per cento. In Giappone la pennichella ( si chiama hiruma) viene imposta in molte aziende e fa parte degli accordi negoziati con i sindacati. Anche nella Cina dai ritmi massacranti di lavoro il diritto alla siesta (xiu-xiu) è previsto dalla Costituzione.
7) Digital detox per evitare lo spappolamento del cervello. Contro il sovrappeso tecnologico ( presente lo tsunami di mail che ci sommerge quotidianamente che neanche la casella spam riesce a smaltire?) trovare il tempo per attività alternative alla connessione: leggere, camminare, nuotare, fare yoga, guardare il cielo…
8) PLoseOne, rivista scientifica di gran pregio, sostiene che con appena settantadue ore di digiuno tecnologico, il cervello è più creativo e la memoria si rafforza. Dunque mi fermo qua e inizio la mia tecno/dieta.
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