C’è una scena in A Life Among The Strings, il docufilm che narra la vita di Ara Malikian, in cui il musicista libanese di origini armene imbraccia un violino come fosse un mitra. E lo punta verso l’obiettivo, come se volesse esplodere una raffica di colpi. Un gesto non banale, se fatto da lui, perché Malikian a un violino deve la vita. Come suo padre Jarayear (già violinista della star libanese Fairouz), che insegnò ad Ara a suonare il violino in tenera età, e come suo nonno Krikor, scampato all’olocausto armeno grazie a uno sconosciuto che gli diede un violino e lo esortò a fingere di essere un orchestrale per poi fuggire assieme al resto della banda. Ed è grazie a un violino se Ara, a 15 anni, poté scappare dal Libano martoriato da un’estenuante guerra civile, dopo aver vinto con il suo talento una borsa di studio.
Oggi Ara è un violinista di fama internazionale, che si esibisce sui palchi più importanti del pianeta, e ha inciso svariati dischi dai quali è facile cogliere la passione che guida questo grande musicista oltreché performer, che spazia dalla Classica al Pop, dal Rock alla musica Klezmer. Negli anni è riuscito a portare la sua musica davanti a ogni tipo di pubblico, mixando tutti i generi musicali senza pregiudizi, passando dai Led Zeppelin al suo amato Bach, dai Radiohead all’idolo Paganini.
Ha da poco pubblicato A Royal Garage, un disco che “è il risultato di molti anni di ricerca, di sperimentazioni, di errori commessi sempre con grande umiltà e suonando con grandi musicisti da cui ho imparato molto”, dichiara Malikian. Il titolo invece lo ha scelto in onore al primo luogo in cui si sia mai esibito: un garage di Beirut scampato alle bombe di uno sciame di aerei che volava ad alta quota. Per l’occasione, Ara Malikian si esibirà anche in Italia in dicembre per cinque date.
Nell’attuale Royal Garage World Tour è accompagnato da un nutrito gruppo di musicisti irrequieti e versatili come lui, del resto, e sono Humberto Armas alla viola e responsabile di numerosi arrangiamenti del suo ultimo album; Cristina Suey al violoncello; Toni Carmona alle chitarre; la violinista Anna Milman e tre musicisti cubani: Ivan ‘Melon’ Lewis, pianista; Georvis Pico, alla batteria e Iván Machado, al basso e contrabbasso.
Ricco di collaborazioni importanti – spicca quella di Franco Battiato con il quale ha reinciso, migliorandola per quanto possibile, Voglio vederti danzare), Royal Garage è composto da 18 brani che spaziano con assoluta nonchalance da un genere all’altro. “Lo so che è una cosa che non viene vista di buon occhio, ho già subito molte critiche dai discografici al riguardo (ride di gusto, nda). Non è mia intenzione rompere gli schemi, è solo che nella vita ho imparato che è meglio restare fedeli a se stessi e seguire l’istinto. Perché l’arte ha bisogno della totale libertà di sperimentare e testare. La cosa più importante è la felicità e la sua condivisione con chi ci circonda”.
La sua musica rispecchia il personaggio il cui imperativo categorico è leggere con occhi nuovi la realtà che lo circonda: idea quintessenziale dell’arte e della letteratura moderne, esperienza quotidiana per un immigrato come lui. Malikian, che oggi vive a Madrid da oltre vent’anni, felice lo è per davvero, e non solo perché sta esibendosi sui palchi di tutto il mondo. Dal royal garage alla Royal Albert Hall, per Ara Malikian il passo è stato breve.
Queste le tappe in Italia del Royal Garage World Tour:
1 dicembre Torino, Teatro Colosseo
2 dicembre Milano, Barclays Teatro Nazionale
3 dicembre Bologna, Europauditorium
4 dicembre Padova, Gran Teatro Geox
5 dicembre Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli