Abbondanti e onnipresenti sono gli additivi alimentari, sostanze aggiunte ai prodotti nella fase di preparazione, imballaggio e perfino di trasporto. Si distinguono in coloranti (da E 100 a E199), conservanti (da E200 a E299), antiossidanti e correttori di acidità (da E300 a E399), addensanti, stabilizzanti e emulsionanti (da E400 a E499), correttori di acidità e antiagglomeranti (da E500 a E599), esaltatori di sapidità (da E600 a E699). I coloranti danno un aspetto appetibile al cibo industriale. Tra quelli rischiosi vi sono l’E150c (caramello ammoniacale) e l’E150d (caramello solfito ammoniacale), contenenti il 4-metil-imidazolo, una sostanza sospettata di essere cancerogena, come dichiara l’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Oms. Questi additivi sono largamente presenti in comuni prodotti da banco come aceto balsamico, salsa di soia, zuppe pronte, biscotti, merendine, gelati, bevande gassate. E rispetto al rosso colorito di affettati, salumi e carni cosa dire? La GDO usa un trucco: per prolungare la conservazione e mantenere un tono brillante si aggiungono nitriti e nitrati. Peccato che queste sostanze possono avere gravi effetti collaterali sulla salute. Reagiscono infatti con le ammine, delle componenti delle proteine, portando alla formazione nel corpo di nitrosammine, composti cancerogeni per l’esofago o lo stomaco (IARC 2010).

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