Economia

Evasione, ecco come la Francia ha aumentato il recupero del 40%: nuova polizia fiscale, incrocio dei dati e nomi degli evasori online

Nei primi 9 mesi del 2019 rientrati nelle casse pubbliche 5,6 miliardi grazie alla riforma varata lo scorso anno. Cancellato il monopolio accordato all'amministrazione fiscale per avviare procedimenti penali in casi di frode. Raddoppiate le sanzioni e accelerati i procedimenti. Ora si rischia un'ammenda fino a 500mila euro e fino a 5 anni di prigione. Fino a 3 milioni di multa e 7 anni di carcere se i fatti sono commessi "in maniera organizzata"

Mentre il governo italiano vara nuove misure di contrasto all’evasione, la Francia raccoglie i primi frutti della nuova legge contro le frodi fiscali varata ad ottobre del 2018. La ricetta? Una nuova polizia fiscale, il raddoppio delle sanzioni, l’incrocio dei dati per indirizzare i controlli e la pubblicazione dei nomi dei condannati, Nei primi nove mesi dell’anno, le casse pubbliche d’Oltralpe sono riuscite a recuperare 5 miliardi e 600 milioni, il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per il ministro francese dei conti pubblici, Gérald Darmanin, la somma rappresenta un successo dello Stato nella lotta all’evasione. Anche se la cifra include anche un assegno da 465 milioni staccato da Google per patteggiare con il fisco d’Oltralpe, oltre a 30 milioni versati dalla gruppo di asset management Carmignac per chiudere un contenzioso con lo Stato. Al netto dei soldi sborsati dal colosso di Mountain View e dalla società di gestione francese, il risultato è comunque positivo perché il fisco francese ha strappato all’evasione il 25% in più rispetto all’anno prima. Su un totale sottratto all’erario stimato in circa 100 miliardi l’anno, cifra non molto lontana da quella italiana (110 miliardi). Ma come è riuscita Parigi a ingranare la marcia giusta nel recupero dell’evasione? A seguito di uno scandalo per frode fiscale in cui era coinvolto l’ex ministro al Budget Jérôme Cahuzac, lo scorso anno il governo francese ha deciso di cambiare le regole del gioco approvando una legge ad hoc.

Innanzitutto la nuova legge (2018-898 del 23 ottobre 2018) ha istituito la “polizia fiscale”. Contrariamente al vecchio sistema di controlli, gli agenti del fisco hanno il diritto di fare delle vere e proprie indagini, esattamente come un normale corpo di polizia. A regime saranno 200 gli agenti impegnati sul fronte evasione sotto il coordinamento di un magistrato che può autorizzare atti come perquisizioni o intercettazioni. Il legislatore d’Oltralpe ha inoltre rafforzato i poteri delle Dogane in materia di lotta ai software che consentono di effettuare frodi o dissimularle e ha incremento lo scambio di informazioni all’interno dei diversi rami della pubblica amministrazione. Secondo la radio francese Europe1, solo sfruttando le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale le casse pubbliche sono riuscite a recuperare 640 milioni attraverso il “data mining”, cioè l’incrocio dei dati già in possesso dell’amministrazione.

La nuova legge ha poi previsto anche l’adozione del “naming and shaming”, cioè la pena accessoria della pubblicazione e diffusione delle sentenze di condanna per frode fiscale (come avviene negli Stati Uniti) che in precedenza era decisa in via facoltativa dal giudice. E’ stato introdotto anche una sorta di Daspo per i consulenti fiscali, una sanzione amministrativa per i professionisti “complici” della frode.

A livello penale, sono state raddoppiate le sanzioni e accelerati i procedimenti, oltre ad essere stato rinforzato il sistema di ammende applicabili nel caso di offese ai pubblici ufficiali impegnati sul fronte dell’evasione. Così oggi, nel caso di frode fiscale, in Francia si rischia un’ammenda fino a 500mila euro e fino a 5 anni di prigione. “Queste pene possono arrivare fino a 3 milioni di multa e 7 anni di carcere se i fatti sono commessi in maniera organizzata”, spiega il sito del ministero delle finanze francesi. Inoltre, Parigi ha stabilito l’obbligo a carico delle piattaforme internet di trasmettere al fisco il fatturato dei loro utilizzatori al fine di assicurarsi che non siano utilizzati da professionisti che evadono il fisco: a tal fine è stata fissata la soglia minima di 3mila euro e di 20 transazioni per anno e per piattaforma da cui poi scatta la comunicazione obbligatoria. Infine è stata adottata una lista francese degli Stati e dei territori “non cooperativi”.

Per concludere Parigi ha poi cancellato il “Verrou de Bercy”, una sorta di monopolio accordato, nel diritto francese, all’amministrazione fiscale per avviare procedimenti penali in casi di frode. Il “Verrou de Bercy” è stato cassato in seguito allo scandalo di cui è stato protagonista l’ex ministro del budget Cahuzac, che si era ritrovato nella paradossale situazione di dover decidere se procedere contro se stesso per evasione fiscale. Oggi in caso di frode fiscale l’amministrazione francese è tenuta a trasferire il dossier in procura senza più chiedere l’autorizzazione di Bercy. Insomma anche la politica ha perso il suo scudo di protezione.