A 14 anni fu catturato a Roma insieme alla sua famiglia. Non parlò della sua esperienza per mezzo secolo, poi la raccontò con un libro e nel corso di numerose conferenze. La Comunità ebraica di Roma: "Una perdita dolorosa in questi tempi cupi in cui si riaffaccia l’odio antisemita"
È scomparso a 91 anni Alberto Sed, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Era quattordicenne quando venne catturato a Roma, sua città natale, con la madre e le due sorelle: in un primo momento venne portato nel campo di Fossoli, nella bassa Modenese, soprannominato “L’anticamera per l’inferno” perché, da lì, i prigionieri venivano deportati ad Auschwitz o in un altro lager nazista. Una sorte che Sed condivise in pieno: venne condotto a Birkenau, dove gli venne tatuato il numero A-5491.
Per 50 anni evitò di raccontare la sua esperienza, anche con i parenti più stretti. Poi non smise più, finché gli fu possibile: lo fece con un libro, Sono stato un numero, scritto nel 2009 da Roberto Riccardi, e con una lunga serie di conferenze e incontri, soprattutto nelle scuole.
“La sua scomparsa rappresenta un dolore immenso per tutta la Comunità. Una perdita ancora più dolorosa in questi tempi cupi in cui si riaffaccia l’odio antisemita”, ha detto Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma. “Con il sorriso ha saputo raccontare l’inferno e renderci persone migliori. Dio ne benedica la memoria”.
Su Twitter, anche il commiato di Virginia Raggi: “Cordoglio per la scomparsa di Alberto Sed. Era sopravvissuto al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau – ricorda la sindaca di Roma – Proprio domattina partirò per il Viaggio della Memoria con gli studenti capitolini. Perché il valore della testimonianza è pilastro di ogni democrazia”.