Il fuoriclasse inglese a 34 anni è pronto a riscrivere la storia dell'automobilismo e raggiungere i 7 titoli iridati del tedesco. Spesso snobbato perché guidava la macchina più veloce, anche in questa stagione ha dimostrato di essere nettamente il pilota più forte
Lewis Hamilton è campione del mondo di Formula 1 per la sesta volta. Il secondo posto conquistato nel Gp statunitense di Austin dietro al compagno Bottas e davanti a Verstappen vale la certezza matematica, al termine di una gara in cui la Ferrari si è ancora una volta auto-eliminata (Vettel ritirato, Leclerc quarto). Per anni snobbato perché guidava la macchina più forte e criticato per quei suoi atteggiamenti da star, poco consoni ai modi nobili e ingessati del circus e dei suoi attori, il fuoriclasse inglese ha sempre tirato dritto per la sua strada e a 34 anni è pronto a riscrivere la storia dell’automobilismo, con il record assoluto del leggendario Michael Schumacher (7 titoli iridati) sempre più vicino.
La matematica è arrivata con il gran premio degli Stati Uniti, ma Hamilton il successo lo ha costruito molto prima, riuscendo anche in questa stagione a ottenere il massimo dalla sua Mercedes, in ogni situazione. La perla del 2019 è la vittoria in Ungheria contro Verstappen, battuto dopo una rimonta a suon di giri veloci. Ma durante tutta l’annata Hamilton ha dimostrato che, al di là delle differenze tra le varie monoposto, è ancora il pilota più forte: non commette errori quando è sotto pressione, sa andare al massimo quando la situazione lo impone, sa restare freddo nelle fasi delicate, riesce a curare ogni minimo particolare.
Unite al suo talento immenso, sono le caratteristiche di un pilota letale. I numeri alla fine lo hanno dimostrato – 83 vittorie, 87 pole position (record) – ma per molti anni Hamilton non è stato considerato così forte. Eppure i segnali c’erano tutti: per esempio, il primo mondiale vinto con la McLaren nel 2008, ad appena 23 anni. La schiacciante superiorità delle Frecce d’Argento tra il 2014 e il 2016 ha portato molti a snobbare le qualità di Hamilton, capace di battere per due volte Nico Rosberg che guidava la stessa macchina, prima di essere battuto dal compagno di squadra nel 2016. Da quella sconfitta l’inglese ha imparato a limare anche gli ultimi difetti, diventando quel cannibale pronto a non sprecare nessuna occasione per raccogliere punti.
Dal 2017 però, la sua Mercedes non è stata più nettamente la più veloce. Sebastian Vettel ha avuto a disposizione una Ferrari in grado di competere alla pari, ma non è mai riuscito a scalfire le certezze di Hamilton. È successo anche in questo stagione: a 34 anni l’inglese ha dimostrato di essere imbattibile, anche senza dominare. La concorrenza l’ha ammazzata nelle prime 8 gare, quando ha collezionato 6 vittorie mentre la Ferrari faceva harakiri. Vettel si infastidiva per il crescente brio di LeClerc, Hamilton non si è mai scomposto di fronte alla prestazioni inizialmente esaltanti del compagno Bottas. Non si può nemmeno parlare di noia, perché poi a cercare di scalfire l’inglese sono arrivati anche i NextGen: prima Verstappen e poi proprio Charles LeClerc hanno provato più volte a disturbarlo. Hamilton ha risposto quando ha potuto, ottenuto il massimo quando lottare avrebbe significato strafare.
Sono proprio l’olandese e il monegasco gli unici che al momento sembrano in grado di interrompere il suo regno. Due ostacoli verso il record di Schumacher che insieme fanno appena 44 anni. Giovani che hanno già dimostrato nel corso di questa stagione di saper reggere il confronto, anche mentale, con Hamilton. Per diventare campioni però dovranno studiare proprio dall’inglese. Lui che allora età si concedeva qualche festa di troppo ma che oggi è un robot infallibile.