Sarà la perizia sulla Smart ForFour utilizzata dai presunti killer di Luca Sacchi a fare piena luce sulla dinamica della rapina del 23 ottobre scorso, finita con l’assassinio del 24enne personal trainer romano. Per il delitto sono finiti in galera i 21enni Valerio Del Grosso e Paolo Pirino: il primo è quello che ha materialmente sparato, il secondo ha aggredito Luca e la sua fidanzata, Anastasia, con una mazza da baseball. Mentre i magistrati romani sono infuriati con le compagnie telefoniche per il ritardo con il quale stanno fornendo i tabulati agli inquirenti – fondamentali per ricostruire la rete di contatti fra il gruppo di “amici” di Sacchi e i pusher di San Basilio – l’automobile è già al vaglio degli inquirenti. Si cercano le impronte e, soprattutto, si vuole capire da dove derivi il danno al paraurti anteriore destro, probabilmente verificatosi la sera dell’omicidio, come si evince dall’immagine del veicolo ottenuta da ilfattoquotidiano.it.
L’auto di cortesia e il “muretto” preso dai killer in fuga – Innanzitutto una specifica. La Smart è stata sì noleggiata per 10 giorni da Pirino – come si evince dall’ordinanza di convalida dell’arresto dei due ragazzi di Casal Monastero – ma non a pagamento, bensì come auto di cortesia fornita al ragazzo dalla Mercedes Benz Roma, dopo che lo stesso il 13 ottobre aveva fatto portare, tramite carro attrezzi, la Classe A della madre presso la sede di via Tiburtina. Qui Pirino si è ripresentato, da solo, la sera del 24 ottobre – dunque 24 ore dopo l’omicidio – con l’intento di cambiare il veicolo: il giovane “lamentava un problema allo ‘start and stop’”, rivelano alcuni dipendenti della concessionaria e “per il danno si è giustificato affermando di aver trovato l’auto in quello stato fuori dalla sua abitazione”; il ragazzo viene descritto come “molto sicuro di sé, sembrava veramente convinto di quello che diceva”.
Pirino ha quindi ottenuto il cambio del veicolo, dotandosi di un’altra Smart. Fermo restando che l’auto è sequestrata e dovranno essere i periti a fornire un’indicazione valida a livello probatorio, a sentire i meccanici dell’officina Mercedes, è molto probabile che lo squarcio nel paraurti sia stato determinato dall’urto con un muretto (non vi sono segni di vernice che potrebbe indurre a pensare a un tamponamento). È possibile che Del Grosso (che guidava) e Pirino, “scossi” da quanto accaduto, siano fuggiti e abbiano commesso qualche errore nella manovra. Una ricostruzione che andrebbe a confutare le ipotesi su una possibile aggressione prolungata a Luca e Anastasia, magari addirittura iniziata in un punto diverso dal marciapiede antistante il John Cabot Pub. Nei giorni scorsi la madre di Pirino, attraverso il suo avvocato, ha chiesto alla concessionaria di avviare le pratiche per il dissequestro della seconda Smart.
La droga, i tabulati e l’irritazione della Procura – Nel frattempo a piazzale Clodio si cerca di fare luce anche sulla vicenda della marijuana, che vede attenzionati la fidanzata di Luca, Anastasia Kylemnyk, e il suo amico d’infanzia, Giovanni Princi. I due ragazzi non sono indagati e i pm vorrebbero riascoltarli come persone informate sui fatti. A tirarli in ballo sono stati i due intermediari Simone Piromalli e Valerio Rispoli, secondo i quali Princi avrebbe trattato con i pusher di San Basilio la consegna affidata a Del Grosso e Pirino, mentre Anastasia nel suo zaino teneva il contante “in due mazzette da 20 e 50 euro”.
Soltanto l’analisi dei tabulati telefonici permetterà ai pm di ricostruire il giro di contatti e, soprattutto, da quanto tempo le parti erano eventualmente in trattativa per questa o per altre partite di droga. Eppure, a quanto si evince da fonti della Procura di Roma questa documentazione ancora non è arrivata al Nucleo Investigativo dei carabinieri per tutta una serie di ritardi causati dalle compagnie telefoniche. “È gravissimo”, spiegano fonti di piazzale Clodio, che mostrano una certa irritazione. Per ora, i pm dovranno “accontentarsi” dei 5 telefonini sequestrati, dai quali si spera di estrarre elementi tali da portare, entro le prossime due settimane, ad ascoltare almeno una decina di testimoni.