Cronaca

Alessandria, esplosione in cascina disabitata: 3 pompieri morti e 3 feriti. Procuratore: “Atto doloso, abbiamo trovato timer e bombola gas”

Una prima esplosione attorno alle 24. L'arrivo dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Poi, circa due ore dopo, la seconda deflagrazione. Il resto dell'edificio crolla, uccidendo Antonino Candido, 31 anni, Marco Triches, 38, e Matteo Gastaldo, 47. Tra le macerie sono stati trovati dei dispositivi di innesco. Tra le ipotesi al vaglio i dissidi tra il proprietario dell’abitazione e il figlio e la pista legata al risarcimento assicurativo

Tre vigili del fuoco morti e altri tre feriti gravemente a causa di un’esplosione “voluta e deliberatamente determinata“. È successo a Quargnento, paesino di mille abitanti in provincia di Alessandria, al confine con le colline del Monferrato: qui, in via San Francesco d’Assisi, pompieri e militari sono stati chiamati per spegnere un incendio sviluppatosi in una cascina abbandonata. Il rogo nella tarda serata di lunedì 4 novembre, intorno alle 24 la prima esplosione, dopo circa un paio d’ore la seconda deflagrazione. È quella che provoca il crollo del resto dell’edificio, uccidendo i tre pompieri e ferendo due carabinieri. Sono morti così Matteo Gastaldo, Marco Triches e Antonino Candido, intervenuti con i colleghi a bordo di un’autopompa. È stata un’esplosione “voluta e deliberatamente determinata“, ha ribadito il procuratore di Alessandria, Enrico Cieri, dopo un sopralluogo sul posto in cui sono stati trovati degli inneschi rudimentali: “Stiamo esaminando i reperti – ha proseguito il procuratore – stiamo scavando tra le macerie e abbiamo trovato un timer e una bombola di gas inesplosa che è stata sequestrata. Ora dobbiamo proseguire con gli accertamenti, stiamo lavorando per capire chi e cosa ha causato questa tragedia”.

Le indagini: omicidio plurimo e crollo doloso – La Procura di Alessandria ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti: omicidio plurimo e crollo doloso di edificio i reati ipotizzati. Le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Alessandria, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso, sono coordinate dal procuratore Cieri. Che ha precisato come Giovanni Vincenti, il proprietario della cascina, sia “persona offesa, vittima patrimoniale” di questa vicenda. “Lo abbiamo sentito più volte, fino a oggi pomeriggio – ha aggiunto il procuratore – sta collaborando all’attività di raccolta delle informazioni. Lo richiameremo”. L’inchiesta, ha sottolineato Cieri, intende chiarire “chi e perché abbia voluto danneggiare in questo modo” il proprietario dell’edificio, messo in vendita nei mesi scorsi e distrutto dalla violenta esplosione. Tra le macerie sono stati trovati dei dispositivi di innesco. All’interno della cascina erano presenti diverse bombole del gas che, secondo un audio dei vigili del fuoco pubblicato dall’Adnkronos, erano state messe lì per far esplodere l’edificio. “Il capo del corpo ci ha radunato tutti per fare il punto della situazione – racconta un vigile del fuoco nell’audio – e ci ha detto che le bombole erano messe in modo da far esplodere la palazzina. Un attentato studiato male, sembra che i colleghi sono arrivati che già c’era stata una esplosione, mentre erano dentro che c’erano queste bombole è esploso un’altra volta. Sembra che su ste bombole c’erano degli inneschi per far demolire la palazzina, per farla esplodere. Questo ci ha detto il capo del Corpo, per evitare di spargere voci errate sulla dinamica dell’incidente”.

La dinamica delle due esplosioni – Secondo quanto ricostruito, i vigili del fuoco erano intervenuti nella cascina abbandonata di via San Francesco d’Assisi assieme a una pattuglia dei carabinieri in seguito a una prima esplosione avvenuta intorno alla mezzanotte che aveva fatto crollare parte dell’edificio. All’improvviso, intorno alle 2, mentre erano al lavoro nella struttura si è verificata la seconda esplosione che ha causato il crollo della struttura uccidendo Gastaldo, Triches e Candido e ferendo due loro colleghi e un carabiniere, tutti trasportati in ospedale ad Alessandria e Asti in gravi condizioni. “Abbiamo sentito un forte boato, poi le grida di aiuto – una donna che risiede nella zona – Sentivamo chiamare disperatamente. È stato terribile”, aggiunge la testimone, con il volto segnato dalla notte insonne per la tragedia.

“Esclusa matrice terroristica o eversiva” – Gli inquirenti sono al lavoro. Il proprietario del cascinale è stato ascoltato nella caserma dei carabinieri di Solero insieme alla moglie come persona informata sui fatti. Sul posto dell’esplosione anche i carabinieri del Ris. “Le prime ipotesi sembrano escludere una matrice eversiva o terroristica“, ha spiegato il questore Michele Morelli al suo arrivo davanti alla cascina. “Questo è quello che possiamo dire per rassicurare l’opinione pubblica- ha aggiunto – ora lasciamo lavorare gli investigatori. E’ stata una disgrazia grandissima, ci sarà da fare un lavoro certosino per risalire alle cause”.

Ipotesi: possibili dissidi tra il proprietario dell’abitazione e il figlio – Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, riporta l’Ansa, quella di dissidi tra il proprietario dell’abitazione e il figlio, così come la pista legata al risarcimento assicurativo. Al momento, però, viene sottolineato, si tratta solo di ipotesi di lavoro. “Mi dispiace per quei ragazzi morti, non si deve morire lavorando”, ha detto l’anziano padre del proprietario della cascina. L’uomo si è recato con la moglie davanti alle macerie dell’edificio dove abitava il figlio Giovanni. “L’aveva comprata e messa a posto, mio figlio è appassionato di cavalli, come mio nipote, e aveva due cavalli”. Fino a due anni fa, quando si è trasferito ad Alessandria e ha messo in vendita la grande casa, senza però riuscirci. “Che idea mi sono fatto? Nessuna – aggiunge il padre – Con mio figlio non ho parlato. Ho saputo quello che era capitato alla tv, poi mi hanno telefonato alcuni parenti dalla Puglia. So solo che la casa – ribadisce – era disabitata, la corrente staccata”. L’uomo racconta che il figlio “faceva l’imprenditore, lavorava con i programmi. Altro non so proprio dire”, conclude l’uomo.

La cascina era in vendita sui siti specializzati – In effetti, da quanto appreso dalle agenzie di stampa la cascina esplosa era in vendita sul sito immobiliare.it a 750mila euro. Si tratta di una tenuta di 30mila metri quadrati interamente recintata, come si legge nell’annuncio, con un grande casale padronale finemente ristrutturato, un altro casale di recente costruzione realizzato mantenendo l’architettura originale delle strutture preesistenti, scuderie per cavalli e tettoie. La signora Antonella, che ha affidato a questa e ad altre agenzie immobiliari la vendita della cascina, è di fatto irreperibile. “Appena abbiamo appreso la notizia abbiamo provato a contattare i proprietari – ha spiegato all’Adnkronos una dipendente dell’agenzia – Noi vendiamo da Milano, con loro abbiamo rapporti telefonici e ci occupiamo di pubblicizzare l’immobile da vendere. Per questa tenuta non abbiamo l’esclusiva, l’annuncio risale a luglio. Cercavamo la conferma che fosse proprio quella la cascina esplosa, visto che non specificavano dal sito, anche per quello li abbiamo chiamati. Ma dalle immagini sembrano esserci pochi dubbi e i proprietari non siamo più riusciti a sentirli”. Cordoglio e vicinanza alle famiglie dei vigili del fuoco deceduti e a tutto il corpo dei Vigili del fuoco è stato espresso da tutto il mondo politico e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Sono qui perché parliamo di carabinieri e vigili del fuoco, la mia è una presenza dovuta. Provo un grande dolore”, ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sul luogo della tragedia.