“Manda qualcuno perché è esploso tutto, manda tutti, son feriti, son feriti, siamo tutti feriti. Tutti quanti. Manda veloce”. È l’audio della telefonata, che il carabiniere Roberto Borlengo fa alla centrale operativa pochi istanti dopo l’esplosione della cascina in via San Francesco D’Assisi, a Quargneto, ad Alessandria. “Riesci a stare al telefono?” gli chiede il collega mentre in sottofondo si distinguono strazianti le urla e i lamenti dei feriti. “Ci provo – risponde il militare – sto male, io ve lo dico, sto sotto qualcosa, non so cosa, sto malissimo“. “Roberto mi confermi che sei instrada a Ronco?”, lo incalza l’altro dalla sala operativa. “Eh sì, praticamente vedi la nostra macchina Pasquà? Mandali tutti – lo prega Roberto – siamo cotti Pasquà, siamo tutti cotti Pasquà. Digli di fare in fretta, è crollato tutto qua”. “Pasquale, manda qualcuno, ti prego, stanno morendo tutti – va avanti la telefonata – E’ esplosa la palazzina, stavamo facendo il sopralluogo ed è esplosa, è esplosa. Stiamo messi tutti male”.
Intorno chiedono aiuto, c’è chi piange. “Luciano è lì vicino a te?” chiede l’operatore. “È dall’altra parte, ma dirgli di sbrigarsi – insiste il carabiniere – perché sian messi male, le gru, devono togliere le macerie”. “Pasquale, ti prego. Se mi va male digli ai miei che gli voglio un mondo di bene – aggiunge Borlengo – sto messo male. Stiamo sotto le macerie, fai in fretta ti prego. Stiamo tutti qua, siamo in cinque o sei. Stiamo morendo Pasquà, manda qualcuno ti prego“. “Vai tranquillo Roberto,”. “Sto per svenire Pasquale, fai presto. Io sicuramente ho perso un occhio, sto perdendo un sacco di sangue, abbi pazienza Pasquale, sto malissimo. Ho un piede sotto le macerie. Siamo tutti seppelliti. Dimmi te se devo morire così a 31 anni. Porta del ghiaccio per favore”