I nerazzurri vanificano una prestazione magistrale nei primi quarantacinque minuti, in cui avevano dato letteralmente lezioni di calcio. Poi è venuta fuori tutta la qualità dei tedeschi, squadra talentuosa se ce n’è una, che rimontano con Hakimi (doppietta) e Brandt
Un primo tempo da sogno. Una partita da incubo. Come a Barcellona. Peggio che a Barcellona, perché stavolta la sconfitta sa tanto di eliminazione. L’Inter passa dal 2-0 al 2-3 contro il Borussia Dortmund e vanifica una prestazione magistrale nei primi quarantacinque minuti, in cui i nerazzurri avevano dato letteralmente lezioni di calcio. Su come si difende certo, ma anche su come si attacca, con i cambi di gioco, i movimenti di squadra, le giocate di Lautaro, numero 9 e numero 10, bomber e fantasista, campione di caratura internazionale. I gol suo e di Vecino sembravano aver indirizzato la gara. Invece. Poi è venuta fuori tutta la qualità dei tedeschi, squadra talentuosa se ce n’è una. Probabilmente sono emerse anche un po’ di paure del passato, forse si sono visti solo i limiti di una squadra ancora imperfetta. Anche un pizzico di sfortuna per aver giocato quasi in dieci l’ultimo quarto d’ora per l’infortunio di Politano a cambi esauriti, ma la sorte c’entra poco quando ti fai recuperare due gol nella partita più importante della stagione europea. Il risultato è un 3-2 finale spettacolare, beffardo, pesante. Calendario alla mano, le chance di qualificazione agli ottavi sono ridotte al lumicino.
E pensare che la partita era cominciata benissimo, come meglio non poteva. Pronti, via e l’Inter è già in vantaggio. Non per caso, perché l’avvio era stato subito deciso, proiettato in avanti. Ma il gol dell’1-0 non è spiegabile con alcun piano tattico, solo con la giocata del campione: Lautaro Martinez parte in contropiede sbilanciando d’astuzia Akanji, potrebbe servire Lukaku in campo aperto ma fa tutto da solo, mette a sedere mezza difesa avversaria e insacca. I tedeschi reagiscono come un toro ferito, si riversano in 9 nella trequarti avversaria senza criterio. La pressione è notevole, ma anche l’impressione che i nerazzurri possano colpire alla prima ripartenza. Non sarà proprio la prima, ma la sostanza non cambia: alla mezzora, quando i ritmi si abbassano, l’Inter passa di nuovo. Con un altro capolavoro, stavolta corale: un’azione che parte dalla difesa col disimpegno di Brozovic, diventa offensiva con un lancio di trenta metri del solito Lautaro e viene finalizzata da Vecino.
Sembra troppo bello per essere vero. Infatti appena usciti dallo spogliatoio per una ripresa solo da controllare i nerazzurri riescono a rovinare tutto nell’arco di un quarto d’ora. Incassano il gol dell’1-2 di Hakimi subito a freddo. Ma il vero orrore è la seconda rete di Brandt, che arriva da una rimessa laterale sbagliata tra Candreva e Brozovic. Imperdonabile. E il Borussia non perdonerà. Fuori dalla partita, fuori di testa, l’Inter scompare dal campo: comincia a perdere palle a ripetizione, non riparte più. Conte per fare qualcosa dopo Lazaro e Sensi inserisce anche Politano per Lukaku, ma l’azzurro appena entrato si fa male in un contrasto. Rientrerà ma solo per fare presenza: l’Inter di fatto resta in dieci per l’ultimo, interminabile quarto d’ora. Basta molto meno al Dortmund per approfittarne, una manciata di secondi in cui il solito Hakimi si presenta davanti a Handanovic e completa la rimonta.
Solo allora, come in incubo, l’Inter si scuote dall’ipnosi. Tenta di riacciuffare il pareggio, con Politano zoppicante, con la forza della disperazione. Si procura persino un’occasione allo scadere con Sensi ma è tardi. L’unica consolazione, davvero misera, è aver mantenuto gli scontri diretti a favore in un eventuale arrivo a pari merito coi tedeschi, ma a questo punto è molto più probabile che la prossima partita a Praga contro lo Slavia (oggi uscito indenne dal Camp Nou col Barcellona) diventi uno spareggio per il terzo posto e per l’Europa League. Per la Champions quest’Inter dei tanti rimpianti forse non è ancora pronta.
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