Il premier ha detto la sua circa il parere legale fornito a pochi giorni dall'insediamento a Palazzo Chigi alla società posseduta da un fondo di investimento finito al centro di una delicata indagine del Vaticano. Una vicenda che gli è valsa l'accusa di conflitto di interesse, con le opposizioni che a fine ottobre hanno chiesto al capo del governo di riferire a Montecitorio
I temi affrontati sono gli stessi, la novità è il luogo in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato: la Camera dei deputati, dove il premier ha preso la parola per l’informativa circa il parere legale fornito a pochi giorni dal suo insediamento a Palazzo Chigi alla società Fiber 4.0, posseduta da un fondo di investimento finito al centro di una delicata indagine del Vaticano. Una vicenda che gli è valsa l’accusa di conflitto di interesse, con le opposizioni che a fine ottobre hanno chiesto al capo del governo di riferire a Montecitorio.
La difesa di Conte punta su un concetto ben preciso: la trasparenza e i tempi del parere legale, arrivato prima del suo ingresso in politica. “Ho accettato l’incarico di redigere il parere per la società Fiber 4.0 quando non ancora ero stato designato Presidente del Consiglio – ha detto – in un momento in cui io stesso non potevo immaginare che di lì a poco sarebbe nato un esecutivo da me presieduto, che poi sarebbe stato chiamato a decidere sull’esercizio o meno della cosiddetta Golden Power con riguardo all’operazione Retelit“.
Il premier ha poi ripetuto di non aver mai incontrato i dirigenti della società: “Al fine di redigere il parere (e rispondere al quesito giuridico che mi era stato sottoposto), ho esaminato i documenti che mi sono stati inviati, senza mai incontrare gli amministratori o gli azionisti della Società – ha spiegato il presidente del Consiglio – Non ero dunque a conoscenza, né ero tenuto a conoscere, che tra gli investitori vi fosse il signor Raffaele Mincione o che parte degli investimenti risalissero, come è stato ipotizzato da alcuni organi di stampa, alle finanze vaticane”. Il parere reso da Conte, inoltre, “non ha avuto come oggetto la decisione circa l’opportunità di esercitare o meno la Golden Power, competenza questa del Governo – ha sottolineato – ma ha riguardato esclusivamente l’applicabilità o meno della relativa disciplina. E, quindi, la necessità di notificare o meno l’operazione al Governo, competenza questa della Società“.
Il premier, poi, ha rispedito al mittente alcune ricostruzioni fatte dai giornali nei giorni scorsi: “Ho letto che alcuni organi di stampa riferiscono di un incontro avvenuto a Milano, nella serata del 13 maggio, con i leader dei due partiti che poi avrebbero sostenuto il nuovo esecutivo – ha spiegato il premier – Preciso che questo primo incontro, evidentemente interlocutorio rispetto al conferimento dell’incarico di governo (avvenuto, lo ricordo, il 23 maggio, a seguito della designazione da parte dei gruppi parlamentari avvenuta solo il 21 maggio), è comunque intervenuto a distanza di giorni dall’accettazione dell’incarico – ha aggiunto – e quando l’attività di studio della questione giuridica e di elaborazione del parere era ormai terminata. A conferma di questo – ha detto ancora – preciso che il parere è stato consegnato il giorno dopo, il 14 maggio“.
La vicenda della consulenza di Conte alla società Fiber 4.0 è tornata d’attualità a fine ottobre, quando il Financial Times ha rilanciato il caso. Il 31 ottobre, il premier ha inviato una lettera di risposta al quotidiano, sottolineando di non aver nulla da nascondere. “Le mie azioni sono state giudicate totalmente appropriate e alla luce del sole dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, responsabile per le indagini sui conflitti di interesse in Italia” ha spiegato una settimana fa il premier al Financial Times. Il parere che Fiber (controllato in gran parte da un fondo finito sotto indagine da parte del Segretariato di Stato Vaticano) richiese a Conte riguarda il tentativo di scalata, da parte del gruppo, della società di telecomunicazioni Retelit: secondo Palazzo Chigi è stato “l’unico contatto professionale” tra il premier e il gruppo. Non solo. Così come oggi, anche una settimana fa Conte ha sottolineato al Financial Times che “quando ero impegnato a elaborare il parere, né io – né nessun altro – avrebbe potuto immaginare che, qualche settimana dopo, un governo da me presieduto sarebbe stato chiamato a pronunciarsi esattamente sulla stessa questione affrontata nel parere”, ovvero la possibilità di utilizzare il golden power sul controllo di Retelit da parte di Fiber. Decisione sulla quale, rimarcò il premier, “mi sono formalmente astenuto per evitare ogni conflitto di interessi”. Concetti, questi, che Conte ha ribadito nell’informativa alla Camera.