L’emergenza rifiuti di giugno a Roma costa una denuncia penale dei carabinieri del Noe ai danni di due manager di Ama Spa, la società che gestisce la raccolta dell’immondizia nella Capitale. È la prima volta, in Italia, che i vertici di un’azienda pubblica vengono indagati in queste circostanze.
L’ex consigliere d’amministrazione Ama, Massimo Ranieri (quello che fra i tre aveva la delega “operativa”) e l’attuale direttore operativo di Ama, Massimo Bagatti, sono stati “deferiti all’autorità giudiziaria” per il reato di stoccaggio illecito di rifiuti, in base all’articolo 256 comma 1 del decreto legislativo 152/2006, “quali responsabili per l’attività di raccolta dei rifiuti nel territorio della Capitale”. In sostanza, lo “stoccaggio illecito” consisterebbe nell’aver lasciato per giorni i sacchetti dei rifiuti fuori dai cassonetti. A oggi il procedimento penale è fermo in attesa di capire se gli indagati pagheranno la sanzione di 500 euro ciascuno, con la quale il reato sarebbe estinto. Si tratta di un reato molto lieve, che non prevede il carcere. “Anche se ritengo che quella situazione sia stata determinata da fattori esterni, ben noti, credo che alla fine pagherò la sanzione: sono i rischi del mestiere”, rivela a Ilfattoquotidiano.it il direttore Bagatti.
L’inchiesta deriva dalle centinaia di segnalazioni fotografiche che i cittadini romani hanno inviato in Procura – anche attraverso associazioni dei consumatori come il Codacons – e che sono finite in un fascicolo gestito dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia. L’emergenza è rientrata fra la fine di luglio e l’inizio di agosto, anche grazie all’ordinanza della Regione Lazio che ha imposto ai vari impianti di smaltimento del Lazio l’accoglimento straordinario delle oltre 2.400 tonnellate al giorno raccolte dai mezzi Ama a pieno regime. Nelle settimane precedenti, infatti, oltre alle già note difficoltà strutturali del ciclo dei rifiuti romano – acuitesi con l’incendio che l’11 dicembre 2018 ha distrutto l’impianto di trattamento meccanico biologico (tmb) del Salario – è intervenuta anche una lunga manutenzione straordinaria degli impianti di trattamento gestiti dal Colari di Manlio Cerroni. A quel punto, il solo impianto tmb di Rocca Cencia (sempre di proprietà dell’Ama) non è bastato a sopperire il picco di produzione dei rifiuti, determinando l’emergenza.
La denuncia dei carabinieri del Noe rappresenta un precedente importantissimo, anche per il futuro – non essendo Roma l’unica città italiana ad andare ciclicamente in sofferenza – Sul fronte capitolino, però, si osservano con apprensione le prossime 8 settimane che porteranno alle festività natalizie. Nei giorni scorsi Il Messaggero ha dato notizia di una nuova indagine della Procura di Roma relativa al malfunzionamento del tmb di Rocca Cencia, l’unico impianto pubblico rimasto in città, cui ha risposto Ama parlando di “interventi straordinari” previsti a breve. Cosa che potrebbe mandare ulteriormente in sofferenza la raccolta in città. Alla finestra c’è sempre Acea, il cui ad Stefano Donnarumma l’8 ottobre scorso ha parlato dell’idea di ampliare il termovalorizzatore di San Vittore (in provincia di Frosinone) anche in chiave romana.