Una misura per finanziamento illecito mai eseguita perché la Camera ha detto no all’arresto del deputato lo scorso 18 settembre
No all’istanza di revoca degli arresti domiciliari per il deputato di Forza Italia, Diego Sozzani, indagato nell’ambito dell’inchiesta milanese su un giro di mazzette in Lombardia da imprenditori a politici. Non ha mai dato ai pm “la propria versione” e ha preferito “farsi scudo dell’immunità parlamentare di cui gode”scrive il gip di Milano Raffaella Mascarino. Una misura per finanziamento illecito mai eseguita perché la Camera ha detto no all’arresto. Negli atti spunta anche un presunto finanziamento che Sozzani avrebbe dovuto riconoscere all’ex consigliere milanese Pietro Tatarella. Tornato libero insieme all’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello.
Da dalle carte dell’inchiesta continuano ad arrivare conferme sull’ipotizzato pagamento di una mazzetta di 10mila euro. Un mese fa era emerso che l’imprenditore della Ecol service Daniele D’Alfonso, quello che chiamava “semina” la distribuzione delle mazzette ai politici, ha svelato che il “pagamento” della bustarella per l’azzurro “avvenne attraverso l’emissione della falsa fattura” e le “modalità di pagamento mi vennero indicate prima” da Nino Caianiello, considerato il dominus del sistema di tangenti in Lombardia dalla procura di Milano, “poi da Sozzani che mi mise in contatto con Mauro Tolbar”, presunto collettore delle tangenti. Tra gli atti dei pm quel bonifico allegato c’è.
Nell’ordinanza, con cui ha detto no all’istanza di revoca della misura presentata dai legali Carla Zucco e Massimo Dinoia, il giudice riporta intercettazioni e verbali per spiegare che “il quadro indiziario” risulta “corroborato sotto ogni aspetto” dalle indagini di questi mesi, anche a prescindere dal no che la stessa Camera ha detto sull’utilizzo di 4 intercettazioni. Inoltre, chiarisce il gip, quel finanziamento non ha “costituito un episodio isolato nella condotta politica ed imprenditoriale dell’Onorevole Sozzani”. E ciò emerge, come si legge ancora, proprio da uno dei tanti verbali resi da Caianiello. Tatarella, ha raccontato il ‘burattinaiò il 13 settembre, “come ogni candidato alle elezioni (alle ultime Europee, ndr), aveva bisogno di voti e di sostegno economico. Per questa ragione, io richiesi a Sozzani di attivarsi per dare un sostegno a Tatarella, anche in ragione del sostegno che Tatarella, per il tramite di D’Alfonso, aveva fornito per la campagna elettorale di Sozzani per le elezioni politiche”. E lo stesso Caianiello ha chiarito che un biglietto con su scritto ‘Tata-Ecol 10.000 euro Europee’è “attestava l’impegno a riconoscere da parte di Sozzani e Tolbar (suo amico e presunto collettore, ndr) la cifra di 10mila euro in favore di Tatarella”. Ciò, per il gip, dimostra come il deputato “si presti a compiere un’operazione uguale e contraria per sostenere l’elezione del compagno di partito” e come “abbia mantenuto i contatti con i principali protagonisti dell’indagine”. Il gip ritiene che “ben difficilmente” Sozzani “sarà disposto a recidere la fitta rete di relazioni di carattere politico, economico e imprenditoriale intessuta nel corso degli anni” e che anzi sia “ancora disposto a piegare la carica pubblica” a favore “di interessi privati propri e dei proprio sodali“.
Il caso Sozzani, l’elezione la telefonata e il bonifico – Il caso Sozzani ha il suo inizio il 29 gennaio 2018. Le elezioni politiche sono alle porte e Sozzani parla al telefono con l’imprenditore per accaparrarsi appalti nel settore dei rifiuti e delle bonifiche ambientali. Spiega di essersi candidato “in un seggio sicuro”. Pochi giorni dopo, il 6 febbraio, il forzista chiama l’imprenditore e gli domanda fuori dai denti: “L’eventuale tuo aiuto quanto potrebbe essere? Perché devo fare il … la cifra finale”. A occuparsi della questione, secondo i magistrati, sarà appunto Mauro Tolbar, collaboratore dello studio tecnico di cui Sozzani è titolare. Sozzani viene eletto, il 5 marzo Tolbar chiama l’imprenditore: “Siamo dentro… Diego è passato…”. Quattro giorni dopo Tolbar alza di nuovo il telefono e illustra il modo in cui, secondo i pm, i soldi vengono versati. Lo hanno fatto attraverso l’amministratore della Estro Ingegneria di Milano, “il quale invierà via mail una fattura per operazioni inesistenti a D’Alfonso – che quest’ultimo pagherà come concordato con bonifico bancario – proprio al preciso fine di celare l’illecito finanziamento promesso al neo parlamentare”.
La fattura è datata 8 marzo. Il bonifico, eseguito da D’Alfonso, ammonta a 12.688 euro parte il 22 marzo. La dazione di denaro è di 10mila euro, annotano i magistrati, mentre i 2.500 costituiscono la quota concordata dal titolare della per la sua mediazione, “pari al 25% della somma complessiva”. I rimanenti 188 euro? “Aggiunti per non indicare una cifra tonda e rendere credibile il pagamento”. A quel punto il titolare di E.s.t.r.o, Alessandro Beniamino Crescenti, secondo la ricostruzione della procura, “monetizza l’incasso e lo consegna, in contanti ed in diverse tranche, a Tolbar che provvederà alla consegna al destinatario finale”. Ovvero Sozzani. Il 23 marzo Tolbar invia una mail al titolare della E.s.t.r.o. in cui scrive: “Ciao, in allegato il pagamento della fattura” ovvero, annotano i pm, “la contabile del bonifico bancario dell’importo di 12.688,00 euro”. Un documento finito nella richiesta di custodia cautelare: “Il P.M. nella propria richiesta ha riportato la scannerizzazione del documento relativo ai movimenti del conto corrente n. xxxxxxxxxxxx della Banca Popolare di Sondrio, intestato alla E.S.TR.O. Ingegeria Srl. (…) – scrive il gip nell’ordinanza – da cui si evince l’accredito di 12.688,00 euro a fronte di pagamento della sopra citata fattura da parte della Ecol Service Srl”.
L’imprenditore: “Sozzani presentato da Caianiello” – D’Alfonso, davanti ai pm Silvia Bonardi e Luigi Furno, il 18 giugno scorso, aveva raccontato che il deputato Sozzani “mi venne presentato da Caianiello prima delle politiche del 2018, me lo presentò come referente di Forza Italia a Novara. Mi disse che Sozzani aveva già lavorato con altre aziende che come la mia operavano nel settore delle bonifiche. Mi chiese di incontrarlo in modo tale da poter espandere la mia attività commerciale anche sul Piemonte”. E ancora: “Io spiegai a Sozzani l’operatività di Ecol service, Caianiello mi disse però che dovevo dare ‘una mano a Diego’ che in quel momento era impegnato nella campagna elettorale, e fu sempre Caianiello a quantificare in 10mila euro la somma del finanziamento poi erogato“. D’Alfonso aveva ammesso che “è corretta la ricostruzione dell’ordinanza di custodia cautelare”.