Politica

La sinistra in Occidente è finita? Forse qualche segnale di rinascita c’è

La sinistra in Occidente è finita? È una domanda che si fanno in molti, ed è stato uno dei punti discussi da alcuni dei massimi esperti mondiali di politica come il filosofo americano Michael Walzer, il sociologo inglese Michael Rustin, la politologa Sheri Berman e altri al 900fest, quest’anno con il titolo La socialdemocrazia è morta?. Simbolico anche il luogo in cui si è svolto il festival: Forlì, città romagnola storicamente rossa e ora in mano a una giunta della Lega.

Gli interventi sono stati diversi ed eterogenei e, benché vi siano differenze tra il sovranismo alla Trump e quello europeo di Orban, Le Pen e Salvini , si possono trarre alcune conclusioni di carattere generale. Un dato inequivocabile è che l’elettorato storicamente di sinistra ed estrema sinistra sia diventato un bacino in cui il nazionalpopulismo ha preso un crescente consenso.

Il primo motivo è il cambio della geografia delle città. Non esistono quasi più quartieri operai e, a sua volta, la classe operaia non si considera più tale. Il problema principale è passato dal lavoro al tempo di vita non lavorativo, e qui subentra la questione della nuove periferie. Le periferie oggi sono luoghi dimenticati dalle amministrazioni: spesso mal collegati al centro, abbandonati a sé stessi, con infrastrutture carenti, edilizia popolare priva di reali prospettive. Queste nuove periferie sono così diventate un serbatoio di rancore sociale che, anziché riversarsi contro chi ha causato questo abbandono, si è trasformato spesso in intolleranza.

La mancanza di prospettive di chi vive nelle periferie ha generato inevitabilmente (e anche comprensibilmente) rabbia. La rabbia però, per diventare politica, va incanalata creando gruppi di consenso; mentre prima era semplice far sentire un operaio parte di una classe operaia, perché viveva assieme ad altri operai e migliorare le sue condizioni di lavoro era una sua priorità. Oggi il problema più sentito riguarda invece la vita nei quartieri: degrado, mezzi pubblici disastrati, ecc. Il nazionalpopulismo ha saputo dare risposte più convincenti a questo disagio, dando la colpa alla casta politica che ha mal governato e agli immigrati.

La precarizzazione del lavoro è stata anche questa mal gestita dalla sinistra. Si è pensato che si trattasse di un fenomeno passeggero da arginare e combattere, mentre di fatto era un cambiamento destinato a diventare la norma: una stabile instabilità. Lavoratori precari hanno generato sindacati precari, indebolendo così uno dei settori più importanti di aggregazione dei lavoratori in Europa.

È dunque la fine della sinistra? No. Ci sono però dei segnali di rinascita, che stanno dando un nuovo slancio ai socialdemocratici. Il primo è la consapevolezza che si sta diffondendo della gravità del riscaldamento climatico e la crisi ambientale. Se il liberismo deregolamentato del capitalismo globale è stato la causa dell’inquinamento, è difficile che la soluzione venga dalle stesse aziende che questo danno lo hanno creato. Quindi servirà l’intervento deciso di governi nazionali e sovranazionali in questa direzione. Questa istanza sta dando nuova linfa ai partiti verdi e socialisti di diversi paesi.

La seconda leva del riscatto viene dagli Usa, che da tempo fanno da apripista a un’onda che poi arriva in Europa. In Usa all’interno del partito Democratico si stanno facendo largo idee socialdemocratiche molto radicali. Gli interpreti di questo cambiamento sono sostanzialmente tre: Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez e Elizabeth Warren. Le loro posizioni sono vicine e spingono lo stato americano verso l’ambientalismo, la sanità pubblica gratuita e contro lo strapotere di alcune multinazionali. Se Sanders è troppo anziano per la Casa Bianca, e Ocasio-Cortez troppo giovane, forse Warren potrebbe interpretare questa spinta di sinistra all’interno del Partito Democratico americano.

Però c’è un problema, che è quello che riguarda tutte le sinistre, anche in Europa. Se da una parte c’è bisogno di posizioni forti, per contrastare le altrettanto forti posizioni del nazionalpopulismo, si riuscirà ad avere il coraggio di mantenerle fino alla fine o si avrà la tentazione di ammorbidirle per intercettare il voto dei moderati? Perché questa formula di “intiepidimento” ha già dimostrato in passato di far perdere consenso a sinistra, senza ottenere quello del centro. E il rischio è quello di dover ricominciare tutto da capo.