Insultavano e maltrattavano alcuni anziani ospiti della casa di riposo “Boccone del povero” di San Giuseppe Jato, piccolo centro del palermitano. Sono finite ai domiciliari due operatrici sanitarie di 56 e 60 anni, entrambe incensurate. Le indagini dei carabinieri di Palermo, coordinate dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi, sono scattate dopo la denuncia della figlia di un’anziana di 76 anni, l’ospite vittima più di altri delle violenze fisiche e psicologiche delle due dipendenti, dopo che aveva visto la madre con lividi ed ematomi su tutto il corpo. A incastrare le due dipendenti sono state le registrazioni video e audio delle telecamere e cimici che i militari, subito dopo la denuncia, avevano piazzato questa estate all’interno della struttura. Durante le intercettazioni si sente la 76enne lamentarsi dei maltrattamenti: “Qualche giorno mi troverete morta – diceva l’anziana – mi danno legnate”. E ancora: “Dio vi deve fare piangere per ciò che mi fate. Tutti voi mi fate dispetti, ma Dio ve la farà pagare”.

I video non lasciano spazio ai dubbi: “Si assisteva a tre episodi di percosse, tutti perpetrati in un ristretto arco temporale – scrive il gip Walter Turturici nell’ordinanza di custodia cautelare – ai danni dell’anziana. Alle 5.25 si vedeva entrare nella stanza una signora con un camice bianco (una delle due arrestate) che ha iniziato a scuotere la donna che doveva essere lavata. Poi l’ha afferrata per i capelli, come si vede nelle immagini, mentre la 76enne digrignava i denti per il dolore. Dopo averla pulita l’ha coperta con il lenzuolo coprendole tutta la faccia come dimostrazione di disprezzo”.

In una intercettazione audio del 20 ottobre riportata nell’ordinanza, viene invece registrata una conversazione tra le due dipendenti: “Già ti sei scordata?”, chiede la prima. E la seconda: “Di cosa?”. “Certe volte dobbiamo evitare, non si sa mai. Se ci sono le cimici”. “No, telecamere no”. “Sì, lo so. Telecamere no, però le cimici vedi che è facile, perché i carabinieri ne hanno impicciate di cose”. “Non ci ho pensato”, risponde la collega. Il gip, sempre nell’ordinanza di custodia cautelare, commenta lo scambio di parole: “Una dipendente mette in guardia l’altra suggerendole di non avere comportamenti non consoni perché ci potrebbero essere le cimici visto che i carabinieri (letteralmente) ne hanno impicciate di cose“.

Poi sottolinea: “L’audio ha consentito di accertare che le due donne sono a conoscenza delle reciproche nefandezze”. E ancora: “All’interno della struttura si è consolidato un generalizzato modus operandi“. La Procura, durante le indagini, ha interpellato anche le suore che gestiscono la struttura per avere spiegazioni sui lividi sull’anziana ospite: “Chiesti chiarimenti alla Madre Superiora venivamo rassicurati dalla stessa con la giustificazione che, trattandosi di persona anziana con difficoltà di deambulazione e di stabilità, poteva accadere che la donna urtasse contro gli oggetti provocandosi così gli ematomi”.

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