Il questore e il prefetto di Prato non ci avevano visto nulla di male: una manifestazione politica come le altre. E invece, per la Procura locale, l’organizzazione di quell’evento costituisce un reato: apologia del fascismo. Così Massimo Nigro, ex leader provinciale di Forza Nuova dimessosi dopo la sua esclusione da candidato sindaco alle amministrative di maggio per irregolarità nelle firme presentate, andrà direttamente a processo dopo l’apertura dell’indagine a suo carico, a inizio giugno.
Nigro era stato iscritto nel registro degli indagati in seguito alla manifestazione organizzata da Forza Nuova a Prato il 23 marzo scorso, in occasione del centenario dei “Fasci di Combattimento”, a cui avevano partecipato circa 150 militanti insieme al leader nazionale Roberto Fiore. Nonostante le proteste del sindaco Matteo Biffoni, del vescovo Franco Agostinelli e dell’Anpi, il prefetto Rosalba Scialla e il questore Alessio Cesareo avevano autorizzato il sit-in per la celebrazione della ricorrenza fascista. Alla fine era stata organizzata una contromanifestazione di Anpi, Libera, Cgil e Arci a cui avevano partecipato 3.500 manifestanti.
Nigro a processo – La pm Laura Canovai, che ha citato direttamente in giudizio Nigro, contesta all’ex leader di Forza Nuova il modo con cui l’iniziativa è stata pubblicizzata, con un post su Facebook del 6 febbraio scorso, un’email e un’intervista al quotidiano online Paese Sera: “Esattamente cento anni fa – diceva l’ex leader di Fn – gli italiani marciavano compatti contro l’invasione dei bolscevichi che già allora minacciavano la sicurezza e l’integrità”. Nel volantino distribuito alla vigilia della manifestazione, i pm ritengono che quel “100” circondato da foglie di alloro fosse un chiaro riferimento alla nascita dei Fasci di Combattimento, come affermato fin da subito dalle organizzazioni che da subito si erano schierate contro lo svolgimento dell’evento. Non solo: a Nigro i magistrati coordinati dal Procuratore Giuseppe Nicolosi contestano anche la violazione delle prescrizioni della Questura che, alla fine, aveva bloccato il corteo, dando il permesso solo a una manifestazione statica. Presto Nigro, difeso dall’avvocato Fabio Fattorini, comparirà davanti al giudice.
La denuncia di questore e prefetto ai partigiani – L’autorizzazione della manifestazione non era andata giù ai partigiani di Prato e per questo, un mese dopo, durante la tradizionale manifestazione del 25 aprile, avevano fischiato e contestato sia il questore Cesareo che il prefetto Scialla a suon di richieste di dimissioni. La sera stessa, però, entrambi avevano denunciato, prima con un telex “urgente” al Viminale e poi alla Procura locale, una cinquantina di persone con l’accusa di vilipendio della Repubblica e delle sue istituzioni. Nella lettera inviata al Viminale, il questore di Prato aveva accusato i contestatori dell’Anpi di aver intonato cori “per chiedere le dimissioni del prefetto” Scialla ma soprattutto canti “tipici della lotta partigiana”. A giugno, però, i pm avevano chiesto l’archiviazione descrivendo le proteste come “legittimo dissenso” senza alcuna “violenza e offesa” nei confronti delle istituzioni.