La Lega è pronta a votare Mario Draghi come futuro Presidente della Repubblica? “Why not”, perché no. Matteo Salvini, nel salotto tv di Mario Giordano su rete4, ha aperto a sorpresa sulla possibilità che il successore di Sergio Mattarella sia l’ex presidente della Bce. “Nel caso”, ha aggiunto l’ex ministro dell’Interno, “in cui cada questo governo attaccato con lo scotch il presidente della Repubblica non potrà che restituire la parola agli italiani”.
Una mossa a sorpresa che, se ha effettivamente delle basi, di fatto disinnesca una delle ragioni che sono state sempre avanzate per giustificare la nascita del governo giallorosso: fare in modo che sia la maggioranza Pd-M5s-Iv-Leu a votare il nuovo capo dello Stato alla scadenza di Mattarella (nel 2022) e non un eventuale Parlamento sovranista o di centrodestra. L’intesa Di Maio-Zingaretti-Renzi, come ha più volte espressamente ammesso lo stesso leader di Italia Viva, si è compattata intorno, tra le altre cose, all’obbiettivo di evitare che un’eventuale governo ‘sovranista’ eleggesse al Colle un nemico di Bruxelles, isolando ancora di più Roma dall’Europa che conta.
Ma la svolta di Salvini a favore di Mario Draghi, uno dei fari dell’europeismo, stimato da tutte le cancellerie, strenuo difensore dell’Euro, potrebbe cambiare radicalmente lo scenario. Una mossa tra l’altro con la quale la Lega si ravvicina di molto a Forza Italia e al Ppe: a più riprese negli ultimi mesi proprio Silvio Berlusconi ha auspicato per Draghi “un importante ruolo di responsabilità politica”. Il Cavaliere immaginava per lui la poltrona di Palazzo Chigi, chissà magari proprio per allontanare Salvini dalla guida del governo. Ma a questo punto, sempre Berlusconi avrebbe difficoltà a non sostenere la candidatura di Draghi per il Colle. La frase del leader del Carroccio quindi, si spiega anche come il tentativo da un lato di avvicinare le elezioni eliminando un possibile competitor per il futuro governo, dall’altro assicurare le cancellerie che con le urne arriverebbe anche la garanzia che l’Italia rimarrà comunque fortemente radicata all’Europa.