Le due leggi sono state concordate dalla maggioranza assieme alle altre due che già viaggiano in Senato e che rendono omogenea l’età dell’elettorato attivo e passivo (18 anni e 25) di Camera e Senato. Queste riforme, si spiega nella relazione alla proposta depositata stamani alla Camera, mirano a mitigare i problemi sulla "rappresentatività" posti dal taglio dei parlamentari
Il Senato non sarà più regionale. E i grandi elettori inviati dalle Regioni a Roma per eleggere il presidente della Repubblica saranno tagliati di un terzo. Lo prevede il disegno di legge di riforma costituzionale presentato dai capigruppo della maggioranza alla Camera. Il ddl contiene le due altre modifiche alla Carta concordate dopo l’approvazione del taglio dei parlamentari.
La proposta di legge porta in ordine le firme dei capigruppo di Leu Federico Fornaro, di Italia viva Maria Elena Boschi, del Pd Graziano Delrio delle Autonomie Renate Gebhard. Per il M5s ci sono le firme dei vicecapogruppo Anna Macina e Francesco Silvestri, nonché dei capigruppo di Iv e Pd in commissione Affari costituzionali, Marco Di Maio e Stefano Ceccanti. Le sono due riforme prevedono che la base elettorale del Senato non sia più “regionale” ma “circoscrizionale” e che scenda da tre a due il numero dei delegati che ciascun consiglio Regionale manda in Parlamento per partecipare all’elezione del capo dello Stato.
Le due leggi sono state concordate dalla maggioranza assieme alle altre due che già viaggiano in Senato e che rendono omogenea l’età dell’elettorato attivo e passivo (18 anni e 25) di Camera e Senato. Queste riforme, si spiega nella relazione alla proposta depositata stamani alla Camera, mirano a mitigare i problemi sulla “rappresentatività” posti dal taglio dei parlamentari.
Il testo, in tre articoli, interviene sull’articolo 57 della Costituzionale rendendo la base elettorale del Senato “circoscrizionale” e non più “Regionale” cosa che permette il recupero dei resti a livello nazionale, consentendo ai partiti medio-piccoli di eleggere qualche senatore. La seconda modifica riguarda l’articolo 83 della Carta, prevedendo che all’elezione del Presidente della Repubblica “partecipano due delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze”. Il taglio di un terzo dei grandi elettori è parallelo a quello dei parlamentari, che diminuiranno da 945 a 600: in caso contrario i delegati delle Regioni avrebbero avuto troppo peso nell’elezione del capo dello Stato. Il terzo articolo della pdl stabilisce che la riforma entra in vigore “il giorno successivo all’entrata in vigore” della riforma che ha tagliato il numero dei parlamentari, su cui incombe un possibile referendum confermativo.