L’inchiesta per peculato è stata chiusa, ma i sequestri continuano. È di oltre 11 milioni e mezzo di euro il “bottino” sui cui ha messo le mani per legge la Procura di Roma nei confronti di titolari di alberghi e strutture ricettive della Capitale accusati di essersi per anni intascati la tassa di soggiorno destinata alle casse del Comune di Roma.
L’accusa formulata dai pm, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, è quella di peculato. Tra loro anche Cesare Paladino, gestore del Grand Hotel Plaza di Roma e padre dell’attuale fidanzata del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha già patteggiato davanti al gup una pena ad un anno due mesi e 17 giorni. A Paladino i pm hanno sequestrato due milioni di euro.
L’ultimo sequestro, pari a circa 200mila euro, è stato disposto il 21 ottobre scorso dal gip nei confronti del rappresentate legale della società che gestisce l’hotel a quattro stelle Domidea. L’imprenditore è accusato di essersi intascato la tassa di soggiorno dal 2015 al 2018. L’imposta è stata codificata nel 2010 e prevede un contributo a carico di chi alloggia nelle strutture alberghiere da applicare secondo criteri di gradualità.