Un taglio alla fine ci sarà ma sarà più leggero di quello del resto d’Italia. E soprattutto a tempo: varrà per cinque anni, poi si vedrà. Nella specialissima Sicilia nulla può essere mai come nel resto del Paese. Soprattutto se si tratta di una questione delicata come quella dei vitalizi degli ex consiglieri regionali. Che in Sicilia, appunto, non si chiamano consiglieri ma deputati come a Montecitorio. Ma andiamo con ordine.
Dopo una polemica lunga mesi, la Commissione speciale creata all’Assemblea regionale siciliana per tagliare gli assegni degli ex onorevoli ha dato il via libera alla legge sulla sforbiciata light concordata tra la maggioranza di centrodestra, guidata da Forza Italia, e il Partito democratico. Unico voto contrario quello dei due consiglieri del Movimento 5 stelle. Il testo, che dovrà adesso fare un passaggio in Aula, prevede un taglio lineare del 9 percento e varrà solo per cinque anni. Sala d’Ercole respinge così il testo approvato da Roma, che prevede tagli fino al 40% e senza alcuna limitazione temporale. E non seguirà neanche quanto stabilito dalla Conferenza Stato-Regione che invece ha proposto un taglio lineare del 12%, con ricalcolo in base al contributivo e soprattutto – anche qui – senza alcuna “scadenza”.
Un tema – quello del taglio dei vitalizi che vale solo fino al 2024 – che la settimana scorsa aveva portato a uno scontro a distanza fra il governatore Nello Musumeci e il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché. “Proporrò in consiglio di presidenza il taglio definitivo dei vitalizi così vediamo chi fa più demagogia”, aveva detto ai giornalisti il vicerè di Silvio Berlusconi in Sicilia, noto nemico del taglio all’assegno. La commissione ha bocciato tutti gli emendamenti del M5s: da quello che ne prevedeva l’abolizione totale a quelli che indicavano l’equiparazione con quanto deliberato dalla Conferenza Stato-Regione a quelli che contenevano un taglio del 90% fino ad arrivare al 50%.
“Alla fine la farsa è servita. La casta è riuscita a tutelare se stessa, approvando tagli dei vitalizi ridicoli e pure temporanei. E questo con la complicità di tutti i partiti, compreso quello di Musumeci. Lo spieghino ora ai siciliani che finora non hanno visto un solo provvedimento a loro favore, né governativo né parlamentare. Oggi l’Ars ha scritto una delle peggiori pagine della sua storia”, dicono le deputate Angela Foti e Jose Marano. “Il ddl truffa proposto da Pd e Forza Italia è andato in porto con l’attenta regia di tutti i partiti – aggiungono – La norma è un’enorme presa in giro. Oltre a essere gli ultimi in Italia ad operare il taglio, siamo riusciti anche ad essere i peggiori, visto che tutte le altre regioni hanno tagliato con percentuali molto più importanti. Qui invece si è proceduto con un taglio ridicolo di appena il 9% e neanche definitivo, visto che sarà operativo solo per 5 anni”. Il testo votato, sottolineano Foti e Marano, “tra l’atro non ci mette al riparo dai tagli dei trasferimenti statali. Musumeci può dirsi soddisfatto, il suo governo finora non solo non è riuscito a cavare un ragno dal buco ma si è macchiato di una colpa indelebile che niente riuscirà mai a cancellare”.
Era proprio per evitare il taglio dei trasferimenti statali che il governatore Musumeci aveva incalzato Miccichè: gli aveva inviato una lettera per sollecitare il via libera all’iter per il taglio dei vitalizi. La Sicilia, insieme al Trentito Alto Adige, è l’unica regione a non essersi uniformata alle decisioni della Conferenza Stato-regioni. Solo che se l’isola non dovesse varare alcun taglio agli assegni rischierebbe una riduzione dei trasferimenti da Roma per circa 70 milioni di euro.”Sono politicamente favorevole al taglio dei vitalizi, io lo sono più di tutti”, aveva spiegato ai cronisti il presidente durante una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans. Una posizione annunciata dalla decisione di non impugnare la norma statale che prevede la riduzione dei trasferimenti alle Regioni che non si adegueranno alla spending review dell’assegno per gli ex consiglieri regionali. Definire il tema dei vitalizi per Musumeci consentirebbe al bilancio della Regione, “di essere messo in sicurezza dal rischio di subire un cospicuo taglio di trasferimenti da parte dello Stato”.