Lavori eseguiti in abitazioni private, costosi oggetti hi-tech, tra cui telefoni, telecamere e droni. Sarebbero anche queste le “tangenti” intascate da un geometra del Comune di Ancona arrestato dagli uomini della Squadra mobile per avere favorito, secondo l’accusa, un cartello di imprese in lavori pubblici nei quali sarebbero stati distratti fondi per decine di migliaia di euro. Il funzionario della direzione competente per i settori manutenzione, frana e protezione civile è accusato di corruzione. Altri quattro imprenditori, di cui due anconetani, sono finiti ai domiciliari per la stessa accusa. Dieci le perquisizioni eseguite tra le quali una riguardante l’ufficio dell’assessore comunale ai lavori pubblici Paolo Manarini. Oltre ai cinque arrestati, per altre ipotesi di reato, a vario titolo, ci sono altri 30 indagati molti dei quali dipendenti del Comune.
Le indagini avviate a fine 2018, hanno interessato vari appalti, secondo quanto riferito dalla polizia, affidati negli ultimi anni presso strutture pubbliche, Laghetti del Passetto, cimiteri e parcheggi. Secondo l’accusa, coordinata dai pm Ruggiero Dicuonzo e Valentina D’Agostino, le gare d’appalto incriminate sarebbero state vinte da una cerchia di imprese ‘amiche’ con offerte al ribasso che permettevano l’aggiudicazione; per integrare questa diminuzione di prezzo, a tali imprese, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati assegnati altri lavori straordinari, anche con la formula delle varianti, pagati ma in realtà non eseguiti o realizzati per un valore inferiore. Una modalità, per gli investigatori, che avrebbe permesso anche di ricavare la provvista per la corruzione. “Il mio assistito è certo che si farà chiarezza perché non c’entra nulla con le accuse mosse. Aspettiamo i risvolti delle indagini”dice l’avvocato Franco Boldrini, che difende Manarini, cui viene contestati l’abuso di ufficio, falsità materiale e ideologica in atti pubblici, turbata libertà degli incanti e in materia ambientale.
“Rigore assoluto, ma no a processi mediatici” dice la sindaca Valeria Mancinelli, ricordando che si tratta della stessa linea seguita in passato “in altre vicende che hanno coinvolto qualche altro dipendente comunale”. E poi “bisogna fare chiarezza, la confusione è nemica della chiarezza e dell’assunzione di responsabilità, perché nella confusione tutti gatti sono bigi. Quello che mi sento di dire alla città è che l’amministrazione darà tutta la collaborazione possibile affinché gli accertamenti e le indagini siano completi, compiuti, scrupolosi, ma anche rapidi, dobbiamo sapere se ci sono mele marce da rimuovere e chi sono o se non ci sono poter continuare a lavorare”.
“Non credo ai complotti, non ci ho mai creduto” dice la prima cittadina, vincitrice del premio biennale World Mayor Prize 2018. Di lei si è parlato anche come possibile candidata alla presidenza della Regione Marche, in alternativa al governatore uscente Luca Ceriscioli.
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