Serve “un nuovo patto” al governo “basta furbizie, si decide insieme”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è il ministro e capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, secondo il quale senza “buonsenso e lungimiranza” “tutto è a rischio” e per questo bisogna “fermarsi prima che sia troppo tardi”. “Senza un metodo condiviso e senza una prospettiva comune non c’è futuro. Il Pd non ha collaborato alla nascita di questo governo solo per evitare l’aumento dell’Iva, cosa giusta ma non sufficiente. E noi, pur vedendo i limiti dell’operazione intendiamo andare avanti, un passo alla volta. Se i patti saranno rispettati”, dice il titolare dei Beni Culturali, tra i primissimi ad auspicare un esecutivo con il Movimento 5 stelle già dopo le politiche del 2018.

Il ministro dei Beni culturali difende Giuseppe Conte che “Allo stato delle cose fa il premier nel miglior modo possibile” e parla di un “duplice patto”. Non cita mai Luigi Di Maio e Matteo Renzi, ma è a loro che si rivolge quando parla dei “passaggi complicati” che attendono la maggioranza: “Questa esperienza è iniziata per evitare che Salvini assumesse i ‘pieni poteri’. Solo che si trattava di un elemento sufficiente a far partire il governo”. Ma per farlo durare “serve altro. I governi vanno tenuti insieme da una serie di motivazioni e noi ci dobbiamo preparare ad affrontare due snodi fondamentali”.

Quali ? “Intanto – spiega – in Parlamento sta per iniziare l’esame della Finanziaria, che è sempre un appuntamento insidioso anche quando le maggioranze sono omogenee e sono il frutto di una vittoria elettorale. Poi sui territori stanno per celebrarsi le Regionali in Emilia Romagna e Calabria. Ecco, sia in Parlamento che sui territori rischiamo scelte negative”.

“La nostra – dice sull’appoggio del Pd al Conte II – è stata una scelta consapevole e convinta. Ma ci sono delle condizioni minime per andare avanti. Per esempio, sulla Finanziaria, dopo aver scalato una montagna che pareva insormontabile e che ha indotto Salvini a scappare da Palazzo Chigi, è emerso un senso di precarietà, è prevalsa la logica delle bandierine di partito. Si sono addirittura fatti appelli alle opposizioni per ricercare in Parlamento maggioranze trasversali su emendamenti alla legge di Bilancio. È inaccettabile”. “Bisogna decidere sui provvedimenti – avverte quindi – senza furbizie e in modo collegiale, abbandonando l’idea di voler sconfiggere il partner di governo. Altrimenti si ripete il copione del governo gialloverde”.

Come è finito il governo Lega-M5s è cosa nota. “I due esecutivi – dice Franceschini – non sono paragonabili. Tuttavia, negare la prospettiva di trasformare questa esperienza in una maggioranza politica, toglie un’ altra parte del collante al governo. Per le Regionali, capisco la necessità di non imporre accordi sul territorio, non capisco perché vietarli e basta”. Per Franceschini il governo non deve durare solo fino al 2023 ma addirittura “fino al 2028, vincendo le elezioni nel 2023”. E ovviamente eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Argomento del quale uno dei principali pretendenti alla successione di Sergio Mattarella non parla: “Eh no, dell’ argomento è vietato parlare per decreto” .

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