Fatale al giovane diciassettenne tailandese non può essere stata una singola notte priva di sonno. Lo spiega il dottor Enrico Smeraldi, professore emerito di psichiatria ed ex direttore della clinica psichiatrica all’ospedale San Raffaele di Milano: i. “I videogiochi sono una scusa per prendere gli stimolanti o altre sostanze per poi mettersi a giocare delle ore. Ma comunque non ci sono legami noti e scientificamente provati tra videogame e infarti o altre problematiche cardiovascolari"
Non poteva fare a meno dei suoi videogame, nemmeno di notte. Così ha aspettato le vacanze scolastiche, si è messo ancora una volta alla scrivania in camera, ha acceso il computer e ha passato un’altra nottata a giocare, senza mai dormire. Ma poi è morto per un infarto improvviso. Aveva solo 17 anni Piyawat Harikun, il giovane tailandese che lo scorso lunedì, come riporta il Daily Mail, è stato ritrovato dai genitori nella sua casa di Udon Thani, nel nord della Thailandia: era crollato dalla sedia, accasciato sul pavimento e senza vita accanto al pc. Sulla scrivania erano accatastate diverse scatole di cibo portate dai genitori, ancora chiuse e intatte. E lo schermo, ancora attivo.
Fatale al giovane diciassettenne tailandese, tuttavia, non può essere stata quella singola notte priva di sonno. Lo spiega il dottor Enrico Smeraldi, professore emerito di psichiatria ed ex direttore della clinica psichiatrica all’ospedale San Raffaele di Milano: “Una notte senza dormire non può creare danni, probabilmente è stato un mix di più nottate e di sostanze usate per sostenere la dure e lunghe sessioni di gaming”. Il padre e la madre erano consapevoli della dipendenza del figlio dai videogame e più volte l’avevano esortato a smettere. Lui faceva spallucce e li accontentava per qualche ora per poi rimettersi in postazione e recuperare il tempo perso, anche se questo significava non dormire.
“Se davanti allo schermo si passano tante notti sostenute da poi stimolanti o eccitanti allora è chiaro che ci possono essere conseguenze importanti. Queste sostanze aumentano la frequenza cardiaca e a lungo andare si può arrivare anche alle aritmie cardiache”. Il padre del ragazzo, un ufficiale dell’aeronautica, ha dichiarato di aver già volte provato svegliare il figlio, scuotendolo e chiamando spesso il suo nome finché però non ha capito che era morto. La testata britannica ha riportato le parole dell’uomo che, accanto alla disperazione, ha voluto lanciare un appello a tutti i genitori per ammonirli di non permettere ai loro figli di rimanere “agganciati” ai giochi. “I videogiochi sono una scusa per prendere gli stimolanti o altre sostanze per poi mettersi a giocare delle ore – conclude il dottor Smeraldi -. Ma comunque non ci sono legami noti e scientificamente provati tra videogame e infarti o altre problematiche cardiovascolari. L’unico effetto diretto dei giochi è la suscettibilità epilettica”.