“L’economia italiana è in stallo dall’inizio del 2018 e ancora non mostra segnali significativi di ripresa“. E’ il giudizio della Commissione nelle previsioni economiche d’autunno, che lasciano invariata rispetto all’estate la stima sul Pil 2019 (+0,1%), e tagliano invece quella sul Pil 2020 (da +0,7% a +0,4%). Nel 2020 si verificherà invece una “modesta” ripresa della crescita, sottolinea l’esecutivo comunitario, “grazie a domanda esterna e spesa delle famiglie, che però è attenuata dal mercato del lavoro in deterioramento“. Bruxelles esprime anche dubbi sull’effettiva efficacia nel generare risorse per lo Stato delle misure anti-evasione contenute nella manovra 2020. “Ci si aspetta che anche le misure addizionali contro le frodi fiscali previste nella manovra 2020 sostengano le entrate”, scrive Bruxelles, “anche se il gettito correlato è soggetto a qualche incertezza“.
In compenso “stavolta non ci sarà né il respingimento della manovra né l’apertura di una procedura” per debito eccessivo, ha confermato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. “Non abbiamo due pesi e due misure” rispetto all’anno scorso, “non ci sono mai state misurazioni variabili a seconda del colore del governo. Ci sono stati degli esami sulla compatibilità con lo Stato di diritto, cosa che fa parte del nostro ruolo, degli esami logici sulla compatibilità con le regole della zona euro, perché si tratta di farla funzionare”, e “lo scambio di lettere quest’anno si è avuto in un altro spirito, con un altro approccio, e il dibattito sul bilancio non si può paragonare”. “Abbiamo chiesto precisazioni, abbiamo continuato questi scambi, le decisioni che prenderemo saranno rese note nelle nostre comunicazioni verso il 20 novembre“, ha continuato Moscovici. Anche se, in generale, l’Italia “non può evitare all’infinito” di fare le riforme strutturali necessarie a rilanciare la sua economia perché la situazione attuale, con una “crescita debole” e un “debito che sale”, non può durare per sempre.
E’ la crescita come sempre la prima nota dolente. Con un Pil che sale di 0,1% nel 2019 e di 0,4% nel 2020, l’Italia resta ultima nella Ue sia nel 2019 che nel 2020, stima la Commissione europea, secondo cui al top nell’anno che sta per finire c’è l’Irlanda (+5,6%), seguita da Malta (+5%). Non se la passa bene neanche la Germania, che è penultima con 0,4% (la stima di luglio era dello 0,5) ma recupera nel 2020 e nel 2021 (+1%). Per la Francia la stima della crescita è all’1,3% per il 2019 come previsto a luglio ed è rivista al ribasso per il 2020 a 1,3% rispetto a 1,4%.
Sull’Italia, in particolare, la Commissione scrive che “il mercato del lavoro è rimasto resiliente di fronte al recente rallentamento economico, ma gli ultimi dati puntano ad un deterioramento“. Quindi regge nonostante la frenata, ma comunque sta perdendo solidità, perché – dice il governo europeo – è probabile che il calo della produttività spinga i datori di lavoro a tagliare posti o ricorrere a contratti temporanei“, e il “numero dei senza lavoro difficilmente calerà anche a causa del nuovo reddito di cittadinanza che indurrà progressivamente più persone a registrarsi come disoccupate“.
A gravare sulle prospettive dell’Italia è soprattutto il suo “debito elevato”. Se il deficit, secondo la Commissione Ue, è stabile al 2,2 per cento per il 2019 e in lieve crescita nel 2020, al 2,3%, “la spesa aumenta per l’introduzione del reddito di cittadinanza e delle misure che ampliano la possibilità di pensionamento anticipato“, cioè quota 100, visto che entrambe le misure mostreranno solo a partire dal 2020 “il loro pieno costo annuale”, scrive Bruxelles. I dati del deficit delle previsioni di primavera erano molto più alti (2,5% e 3,5%), ma non incorporavano ancora la correzione di bilancio estiva.
Tutto questo, in ogni caso, produce un deciso aumento del debito italiano nelle previsioni dell’Unione: nel 2019 salirà a 136,2%, e nel 2020 a 136,8%. Bruxelles rivede così al rialzo le stime di primavera che lo davano a 133,7% e 135,2%. Le cause principali sono “debole crescita del Pil nominale, deterioramento dell’avanzo primario” e “costo in aumento delle misure passate” cioè reddito di cittadinanza e quota 100.