Tre anni e mezzo fa aveva raccontato di non aver mai partecipato a un sopralluogo con il falso pentito Vincenzo Scarantino. Adesso però ha cambiato versione. E il pm ha chiesto la trasmissione degli atti. E la procura di Caltanissetta potrebbe ipoteizzare la falsa testimonianza per uno dei poliziotti che faceva parte del gruppo investigativo Falcone e Borsellino, creato per indagare sulla strage di via d’Amelio.
“Mi sono ricordato che nel 1994 facemmo un sopralluogo a Palermo con Vincenzo Scarantino. Me lo sono ricordato solo dopo tempo. Ma sono passati tanti anni…”, ha detto Angelo Tedesco, che ha prestato servizio a Palermo negli anni delle stragi. Una deposizone piena di “non ricordo” quella del poliziotto, teste del processo per i depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio.
A differenza di quanto detto al processo Borsellino quater, nel maggio 2016, quando affermò con certezza di “non avere mai fatto sopralluoghi con Scarantino”, oggi Tedesco ha detto: “Siamo stati un pò in giro in zona Guadagna, di notte, dovevamo fare dei servizi di riscontro”. E alla fine della sua deposizione il pm Stefano Luciani ha chiesto al Tribunale la trasmissione degli atti alla Procura di Caltanissetta “per le valutazioni di competenza”. “Al processo Borsellino quater rispose co un secco ‘nò alla domanda sul sopralluogo con Scarantino, mentre ora dice sì, perché?”, ha chiesto il pm durante la deposizione. “Mi sono ricordato ora, sono tre anni che penso a queste cose…”. E poi, davanti alle altre domande del pm ha sbottato: “Dottore, perché ce l’ha con me?”. “Purtroppo la mia memoria si ferma”, ribadisce davanti all’ennesima domanda del’accusa. Già durante la deposizione del processo Borsellino quater, nel 2016, c’erano stati molti “non ricordo” del poliziotto Tedesco, che oggi ha cambiato nuovamente versione. Adesso sarà il Tribunale a decidere se aprire un procedimento a carico dell’agente, che al momento si è riservato.
Sul banco degli imputati ci sono tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo Falcone-Borsellino. Sono accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. I tre avrebbero manipolato il falso collaboratore di giustizia, Scarantino, per indurlo a dichiarare ai magistrati una falsa verità sulla strage depistando le indagini.