“Gli alunni provengono da un contesto sociale medio-alto che offre buone potenzialità di formazione culturale e ricchezza di stimoli. La presenza di studenti con cittadinanza non italiana è numericamente limitata. La scuola è da sempre considerata una delle scuole in cui si sono formate personalità in ambito sociale, culturale, politico ed economico e l’iscrizione dei figli alla scuola avviene anche per una volontà dei genitori di continuare la tradizione”.
Queste cinque righe sono contenute nel Piano triennale dell’offerta formativa del liceo classico “Arnaldo” di Brescia. Un passaggio che ha sollevato polemiche e perplessità, che in effetti hanno la loro buona ragion d’essere. Ancora una volta (era già accaduto lo scorso anno in un’altra scuola) si arriva persino a citare la ridotta presenza di stranieri – come se al contrario una scuola con molti alunni di origine non italiana fosse un istituto penalizzato.
Non solo. L’estensore del documento, che è la carta d’identità di una scuola, esalta il fatto che siano ricchi gli studenti iscritti al liceo “Arnaldo”. Ricchi, non stranieri e appartenenti ad un élite che si tramanda da padre in figlio. Ecco: in poche parole l’immobilità sociale del nostro Paese.
Al liceo “Arnaldo” dovrebbero preoccuparsi dei motivi per i quali anche gli alunni provenienti da un contesto medio-basso, i più poveri, non si iscrivono a questa scuola. Cos’è che non funziona perché solo un certo ceto sociale accede ad un liceo così prestigioso?
E ancora: è ripugnante pensare che nel 2019 si citi come vanto la bassa presenza di stranieri. La presenza a scuola di cittadini provenienti o originari di altri Paesi dovrebbe essere una ricchezza per la scuola. Ma purtroppo ancora oggi “gli studenti si autoselezionano nelle diverse tipologie di istruzione secondaria (o nell’abbandono scolastico) sulla base dei risultati precedentemente conseguiti e della professione e del titolo di studio dei propri genitori. Tale meccanismo determina una segmentazione della popolazione di studenti (ad esempio tra licei e scuole professionali) fortemente correlata con le classi sociali di provenienza”. Finché un liceo nel suo Piano dell’offerta formativa vanterà la presenza di ricchi e italiani, la catena non si spezzerà.