Salvo Buttitta, 35 anni, è partito dopo la maturità. Si è laureato in Economia aziendale a Lugano, lavora in una società di servizi per architetti e ingegneri e sta avviando la sua startup. Ma non esclude la possibilità di tornare: “Vorrei portare la mia esperienza per dare un futuro ai molti giovani che come me non hanno smesso di sognare”
“Al Sud, se non nasci in una famiglia con le conoscenze giuste, difficilmente farai strada”. Con questa frase nella testa e una bella dose di rassegnazione Salvo Buttitta, 35 anni, siciliano, è partito per la Svizzera. “Avevo toccato il fondo, non vedevo più nessuna speranza e nessun futuro per me”, dice. Così, dopo il diploma, Salvo lascia famiglia e amici a Bagheria e va a vivere a Basilea, dove oggi lavora in una società di servizi per architetti e ingegneri. E sta avviando la sua startup. “Qui hai molte possibilità. Nonostante le regole restrittive per gli stranieri, che non possono ricevere un permesso di dimora se non hanno un lavoro, ti senti pienamente coinvolto nelle dinamiche del Paese”. Salvo, però, ricorda ancora la sua prima giornata in Svizzera. Uno choc. “Era il 9 febbraio 2009 – ricorda –. Basilea era stracolma di neve e faceva freddissimo. Per un giovane siciliano questo è un trauma che può segnare la vita”, ricorda col sorriso. Per una settimana Salvo rimane chiuso in casa; quando esce si copre come un eschimese, continuando a ripetersi: “Ma davvero voglio vivere qui?”.
Salvo si laurea in Economia aziendale a Lugano e si specializza in marketing digitale. Poco dopo trova lavoro. In Svizzera, racconta, si respira l’aria “della multiculturalità, della tolleranza e del rispetto”; la pressione fiscale è “molto bassa”, gli stipendi sono “adeguati al costo della vita”, e banche e infrastrutture “nettamente migliori rispetto a quelle italiane”. “In ufficio poi non si è costretti a orari infiniti – continua –. Alle 18 sono libero ogni giorno, e così posso dedicarmi agli amici o alle attività della comunità italiana, dove sono particolarmente coinvolto”.
È vero, i costi sono nettamente più alti rispetto agli altri Paesi europei, ma con le giuste accortezze “ci si può permettere uno stile di vita agiato e superiore alla media”. La più grande difficoltà per un siciliano in Svizzera non è il freddo (o “la mancanza del mare”, sorride) ma il tedesco. “Non è semplice impararlo. E questo è un aspetto molto limitante”. D’altro canto, la presenza forte della comunità italiana, e soprattutto di tanti giovani, compensa quasi tutto. “Ad oggi i miei migliori amici li ho conosciuti qui in Svizzera e con loro sto vivendo questa avventura”.
Salvo si considera un piccolo ambasciatore della cultura italiana all’estero: “Sono sempre impegnato in mille attività per la comunità italiana in Svizzera. Ci sono tantissimi connazionali qui con storie, vite e culture diverse. Tutti, però, accomunati dalla stessa voglia di riscatto”. E grazie all’esperienza di questi anni, guarda al futuro con grande ottimismo. Non sa se rimarrà per tutta la vita in Svizzera, ma una cosa è certa: “Oggi ho una visione diversa, orizzonti più ampi. Per me il mondo è a portata di mano, ogni Paese mi è più vicino e porta con sé nuove sfide da raccogliere”.
In questo momento Salvo si sta muovendo su due fronti: da un lato porta avanti un progetto di business legato al mondo delle startup e delle Pmi innovative; dall’altro si sta impegnando per farsi portavoce dei bisogni dei connazionali emigrati. “Nei prossimi anni voglio portare in Italia tutto quello che ho imparato e che ho raccolto, e spendere per il mio Paese la mia esperienza: per dare un futuro ai molti giovani che come me, oggi, non hanno smesso di sognare”.
Il rapporto con l’Italia continua ad essere ambivalente. Salvo crede che nessuno debba nascere e morire nello stesso Paese e per lui essere emigrante è “uno stile di vita”, mica una condanna: “È diritto di tutti gli uomini essere liberi di lasciare la propria terra per cercare la propria dimensione altrove”. Quello che i giovani italiani devono fare è “non arrendersi. Non lasciate che siano gli altri a scegliere il vostro futuro. Nessuno può toglierci la libertà di sognare”, insiste. Partendo da un concetto ben chiaro: “Noi ragazzi dobbiamo solamente essere pronti ad uscire dalla nostra comfort zone, abbattere i muri del pregiudizio e partire. Abbiamo le migliori università d’Europa, le migliori menti. Ma l’Italia è in forte ritardo rispetto ad altri paesi e non riesce a trattenere i suoi giovani, che continuano a scappare all’estero“.