Scuola

Mense scolastiche, Cittadinanzattiva: “Una su 3 senza porte antipanico. Solo un bimbo su 10 finisce il cibo”

Dai dati raccolti dall'organizzazione emerge che secondo l’86% di docenti e rappresentanti genitori in Commissione mensa gli avanzi vengono buttati. Tra novembre 2018 e novembre 2019 riscontrati 14 i casi di problemi igienico-sanitari. Nella classifica delle rette più care, l'Emilia Romagna è prima. Ultima la Puglia

Mangiare in mensa a scuola costa in media ad una famiglia (con reddito Isee di 19.900) 83 euro al mese ma non sempre i bambini sono accolti in locali ad hoc e quattro su cinque affermano che mangiano in luoghi molto rumorosi. Non basta. Solo un bimbo su dieci mangia tutti i cibi serviti a mensa e il cibo sprecato giornalmente varia dal 10% al 30%. Di questi solo una piccolissima parte, circa l’11%, verrebbe riciclata. Secondo l’86% dei docenti e dei rappresentanti genitori in Commissione mensa i cibi avanzati vengono buttati. Sono questi alcuni dati che emergono dalla IV Indagine di Cittadinanzattiva su tariffe e qualità delle mense scolastiche, che ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. Il Nord si conferma l’area geografica con le tariffe più elevate, in media 842 euro per nove mesi di mensa nella scuola primaria, e 841 in quella dell’infanzia; segue il Centro, 724 euro nella primaria e 704 euro nell’infanzia; più contenuti i costi al Sud con 644 euro nella primaria e 632 nell’infanzia.

L’Emilia Romagna è la regione più costosa, con una spesa media mensile di 106 euro nella primaria e 105 euro nell’infanzia; la Puglia quella più economica con 65 euro sia nella primaria che nell’infanzia. Rispetto all’anno precedente, la variazione è stata del +0,81% a livello nazionale, con l’incremento record del +9,79% in Calabria e una riduzione invece del 6,41% in Sardegna. Tariffa invariata in Basilicata, Umbria e Valle d’Aosta. Il capoluogo più economico è Barletta (32 euro mensili per la mensa nella scuola dell’infanzia e la primaria), i più costosi Torino per la scuola dell’infanzia (132 euro mensili) e Livorno per la primaria (128 euro).

Quanto ai casi di problemi igienico-sanitari che hanno riguardato mense scolastiche tra novembre 2018 e novembre 2019 ne sono stati riscontrati 14, censiti attraverso la rassegna stampa: dai vermi e le larve nel piatto nella mensa di due scuole di Orentano e Villa Campanile, in provincia di Pisa (novembre 2018), ai cibi scaduti ritrovati nella mensa di Giugliano (Napoli, gennaio 2019), alla sfera di metallo ritrovato nella pasta al sugo a Melegnano (Milano) lo scorso ottobre. Non sono buone le notizie nemmeno sul fronte della sicurezza: una su tre è priva di porte antipanico; una su dieci presenta distacchi di intonaco e fili elettrici scoperti. Quattro bambini su cinque dicono che la loro mensa è pulita e luminosa, ma anche molto rumorosa. Oltre il 90% la considera sicura, circa il 70% ritiene sia allegra e accogliente; ma due su cinque dichiarano che gli arredi non sono né adatti né confortevoli.

“Notiamo il costo crescente del servizio e i timori per una gestione poco sicura, che mostrano criticità ad oggi irrisolte nonostante la recente sentenza della Cassazione, e la diffusione di esperienze innovative e positive di autogestione del servizio in realtà medio-piccole – dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva -. Per questo chiediamo al Ministero della salute di varare al più presto le nuove linee guida sulla ristorazione scolastica, ferme al 2010, e al governo di far ripartire un percorso legislativo che ripensi il servizio di ristorazione scolastico, alla luce del decalogo che abbiamo sottoscritto lo scorso 16 ottobre, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, insieme a Foodinsider, Save the Children, Slow Food ed esperti nazionali ed internazionali. In tale percorso andrebbero coinvolte tutte le organizzazioni civiche che da anni si occupano del tema e gli attori di riferimento del servizio”.