Il New York Times riferisce che l'ex sindaco della Grande mela dovrebbe presentare la documentazione necessaria in Alabama, dove ha inviato personale del suo staff venerdì scade il termine per entrare formalmente in gara
Michael Bloomberg è pronto a scendere in campo e candidarsi alle elezioni del 2020. L’ex sindaco di New York “si prepara in modo attivo” per le primarie dei democratici e a breve dovrebbe presentare i documenti per la candidatura, scrive Alexander Burns sul New York Times, dopo aver parlato con persone vicine al 77enne ex primo cittadino ben informate sui suoi progetti, secondo le quali il miliardario dovrebbe presentare le carte nei prossimi giorni.
Bloomberg sta valutando da settimane una sua discesa in campo e, anche se non ha ancora preso una decisione definitiva, tutto sembrerebbe indicare una sua candidatura. A breve dovrebbe presentare la documentazione necessaria in Alabama, dove ha inviato personale del suo staff venerdì scade il termine per entrare formalmente in gara.
Il giornale riferisce di intensi contatti tra Bloomberg e i suoi consiglieri con vari leader dem, compreso l’ex senatore del Nevada Harry Reid. Il messaggio è che Bloomberg – primo cittadino di New York tra il 2002 e il 2013 – sta “seriamente” considerando di candidarsi. “Non mi ha chiamato solo per augurarmi un buon fine settimana”, si è limitato a commentare Reid.
Secondo quanto riporta il New York Post, Bloomberg ritiene il candidato Joe Biden “debole”, mentre Bernie Sanders ed Elizabeth Warren non possono – a suo avviso – vincere. Alcuni stretti collaboratori di Bloomberg riferiscono al tabloid della Grande mela che l’ex sindaco è convinto che Donald Trump sarà rieletto se Warren sarà la candidata democratica a sfidarlo.
Una discesa in campo di Bloomberg sarebbe un terremoto per la corsa dei democratici alla Casa Bianca, già segnata pesantemente dalle indagini per un possibile impeachment del presidente americano. Bloomberg a differenza degli altri dem in corsa non ha bisogno di raccogliere fondi: la sua fortuna, stimata attorno ai 50 miliardi di dollari, gli consente di decidere anche all’ultimo momento se candidarsi senza doversi preoccupare di come finanziare la campagna.
A pagare il prezzo maggiore di un’eventuale candidatura di Bloomberg sarebbe l’ex vicepresidente, il più moderato in corsa. Ma sarebbero tutti i candidati a risentirne, anche Warren: l’ex sindaco di New York – che ha posizioni progressiste sui temi sociali e di destra su quelli economici – è sicuramente visto più di buon occhio da Wall Street, dalla Silicon Valley e anche da molti elettori democratici contrari a una svolta eccessivamente a sinistra del partito.
Bloomberg, afferma il suo consigliere Howard Wolfson, vede Trump come una “minaccia senza precedenti per il Paese” come dimostrano le sue donazioni alle elezioni di metà mandato. “Mike è sempre più preoccupato sul fatto che gli attuali candidati non sono ben posizionati” per battere Trump, aggiunge Wolfson. E proprio la platea di candidati non convincenti ha spinto Bloomberg a ripensare alla candidatura, dopo che in marzo aveva annunciato di non voler scendere in campo.