Negli ultimi cinque anni Milano, grazie alla capacità di attrarre imprese e capitali, è cresciuta il doppio del resto d’Italia: +9,7% contro il +4,6% del Paese. Il pil pro capite del capoluogo lombardo, in cui si concentra più di un terzo degli investimenti diretti esteri fatti nella Penisola, ha superato i 49mila euro contro una media italiana di 26mila. Ma negli ultimi anni è cresciuta anche la disuguaglianza: il 9% della popolazione del capoluogo lombardo detiene oggi oltre un terzo della ricchezza complessiva. Il tasso di disoccupazione si ferma al 6,4% contro il 10,8% nazionale, ma il 24,4% dei giovani è senza lavoro. E’ il quadro, con molte luci e qualche ombra, che emerge dall’Osservatorio Milano 2019 presentato a Palazzo Marino dal sindaco Giuseppe Sala e da Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda.
Il rapporto mette a sistema i principali centri di ricerca del territorio coordinati dal Centro Studi di Assolombarda per misurare l’attrattività e la competitività di Milano nel confronto globale. L’analisi si basa su 224 indicatori e identifica le cinque vocazioni della città: scienze della vita, agroalimentare, manifattura 4.0, finanza, arte cultura e design. Il capoluogo lombardo mostra “un buon livello di attrattività, competitività, reputazione“, si legge nello studio, “Ma per porsi come esempio per la crescita dell’intero Paese, deve costruire uno sviluppo inclusivo e sostenibile che coniughi la dimensione ambientale ed economica con quella sociale”. Per capacità di attrazione di capitali la città riconquista la prima posizione, sorpassando Monaco grazie a un sostenuto incremento nel numero di imprese a proprietà esteta attive sul territorio (circa 10.700).
Milano continua inoltre a distinguersi come gateway privilegiato degli investimenti esteri diretti in Italia, con una concentrazione di tutti i nuovi progetti che sale al 34,2%. Il tessuto imprenditoriale si conferma il punto di forza della città. Un notevole dinamismo emerge sia nell’ambito della ricerca scientifica accademica, sia nella diffusa capacità innovativa delle imprese: qui vengono registrati il 32% dei brevetti italiani e si effettua il 27% della ricerca scientifica più citata a livello globale.
Il punto di maggior forza è il suo sistema produttivo manifatturiero, in grado di creare valore ed esportare in una logica di sostenibilità sociale e ambientale. Questa dimensione vede Milano mantenere la prima posizione, davanti a Monaco e Stoccarda. Si evidenzia, inoltre, la crescita del numero di imprese con oltre un miliardo di fatturato che hanno sede a Milano (91), contro le 59 di Monaco (in calo dal precedente 61) e le 29 di Barcellona (in forte riduzione dal precedente 39). Tra i fattori di competitività anche la diversificazione settoriale e a livello di dimensione d’impresa: nella città convivono industria, commercio, servizi innovativi e finanza, e le piccole imprese familiari si affiancano a multinazionali estere (4.600 delle 14.000 localizzate in Italia), grandi imprese (91 con fatturato annuo oltre il miliardo di euro), medie imprese a elevata vocazione internazionale, startup innovative.
Dal rapporto emerge inoltre come Milano sia terza per attrazione di talenti nelle università e come mantenga la terza posizione anche per quando riguarda l’attrazione di turisti: nell’ultimo anno ha registrato una crescita superiore a quella degli altri benchmark europei (+8,7%) che, con 7,6 milioni di turisti l’anno, ha superato stabilmente il picco raggiunto con Expo. Nel confronto internazionale, l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro è un ambito su cui migliorare la performance, sia in relazione al tasso di attività femminile (69%) sia al divario di genere nella partecipazione al mercato.
Nelle scienze della vita la quantità e qualità dei diversi attori economici (industria farmaceutica, ospedali, centri di ricerca, fornitori di tecnologia), insieme alla costante interazione con i soggetti che gravitano intorno al paziente e ai familiari (dai servizi alla persona alle associazioni di volontariato), sta contribuendo a confermare questo territorio tra i centri di eccellenza socio-sanitaria in grado di rispondere al crescente bisogno di salute della popolazione, e alle sfide sociali legate ai cambiamenti demografici e alla sostenibilità e accessibilità delle cure. In questa prospettiva si inseriscono, per esempio, lo Human Technopole e la Città della Salute e della Ricerca.
Per quanto riguarda l’ecosistema culturale e creativo, infine, i dati registrati in questa edizione ribadiscono che Milano è una delle grandi mete internazionali del turismo culturale. Milano è infatti l’unica fra le città campione a mostrare numeri paragonabili tra i visitatori dei musei (8,2 milioni) e gli spettatori dei teatri (7,2 milioni su base regionale). Un numero di poco superiore a quello dell’anno precedente, a conferma di un’attrattività ad alto livello. E nella capacità di integrare offerta stabile e offerta temporanea di cultura che si gioca la scommessa della città di essere attrattiva per i turisti e per chi la abita.
Un altro elemento di attrattività internazionale sono i grandi eventi sportivi: Milano si colloca sopra la media, dopo Barcellona. Un posizionamento dovuto al fatto che, mentre conserva alcuni grandi eventi ricorrenti, ha saputo attrarre eventi di livello mondiale per discipline capaci di muovere tanti appassionati. Il capoluogo lombardo, poi, vede espandersi la sua reputazione di ‘città globale’: tra le città considerate, non solo stacca nettamente le altre con un indice pari a 1,80 (Barcellona è seconda con solo 0,95) ma è anche l’unica ad avere sempre incrementato la propria notorietà nel triennio. Basti pensare che McKinsey, nel 2018, annovera il capoluogo lombardo tra le 50 città accentratrici di ricchezza e potere economico a livello globale, insieme a capitali del calibro di Londra e Parigi, e la attesta tra le top 50 aree globali ancora nel 2025