L’operazione immobiliare nel quartiere di Chelsea è un esempio classico delle operazioni realizzate più volte negli anni. Lo schema è sempre lo stesso: lavorare con soldi di terzi, portare a casa (propria) il massimo risultato. Prima puntata del ritratto del raider partito dalla provincia romana
Non solo le verifiche in Vaticano. Secondo il Corriere della Sera Raffaele Mincione, il finanziere italiano che negli ultimi anni ha effettuato una serie di scorribande tra banche, casse previdenziali, assicurazioni e immobiliare, è indagato dalla procura di Roma. L’indagine riguarderebbe l’operazione legata all’acquisizione nel dicembre 2012 con fondi di terzi e di rivendita nel 2014 alla Santa Sede – attraverso la gestione finanziaria offshore ed extrabilancio dell’Obolo di San Pietro da parte della Segreteria di Stato vaticana – del palazzo di Sloan Avenue 60 a Londra. Secondo quanto risulta al fattoquotidiano.it però Mincione non è coinvolto in quest’inchiesta nè gli sono contestati reati contro la pubblica amministrazione. L’operazione immobiliare nel quartiere di Chelsea è un esempio classico delle avventure finanziarie realizzate più volte negli anni dal raider nato il 10 gennaio 1965 a Pomezia: lo schema è sempre lo stesso ovvero lavorare con soldi di terzi, portare a casa (propria) il massimo risultato. Non sempre i terzi ne escono soddisfatti.
La cassaforte – Che l’architettura sia questa si capisce sin dalla lettura della struttura societaria del gruppo di Mincione. La cassaforte, se tale si può definire, è The Capital Investment, un trust costituito ai sensi delle leggi delle Isole del Canale a Jersey. Raffaele Mincione “è il beneficiario di The Capital Investment Trust. Nessun detentore di titoli ha diritti speciali di controllo”. Tradotto dal legalese: il trust non ha azionisti di riferimento, quindi la responsabilità finanziaria dei suoi investimenti e dei suoi debiti è una questione tutta da discutere, ma Mincione ne è il beneficiario. Il finanziere decide e fa quello che vuole, i rischi ricadono sul trust, eventuali creditori vadano a bussare nell’isola di Jersey.
La costruzione di società – Da questo trust Mincione fa partire una frenetica attività di costruzione di società. Con The Capital Investment come solo azionista, 15 luglio 2011 fonda una società lussemburghese, Time and Life Sa. Tra il 19 settembre e novembre 2011 Time and Life acquisisce per 12,6 milioni di euro tutte le azioni di WRM Reinsurance Ag, una finanziaria di Baar, nel cantone svizzero di Zugo. Il 5 marzo del 2012 Time and Life fonda Athena Capital, una srl lussemburghese che funzionerà da finanziaria, controllerà società di gestione del risparmio con capitale sociale di 12mila 500 euro, gestirà fondi e Sicav e in seguito cambierà nome in Wrm Capital Asset Management. Mincione ne diviene uno degli amministratori. Lo stesso 5 marzo 2012 Athena Capital e Time and Life creano Athena Capital Fund, un’accomandita che gestirà una serie di sette fondi di investimento. Nel luglio 2013, infine, Time and Life acquisisce per un milione e mezzo di euro il 17,49% di Valore Italia, holding di partecipazioni quotata sul mercato AIM Italia della Borsa di Milano.
Obbligazioni e prestiti – Ma la situazione finanziaria di Time and Life si fa subito stressata. Il 19 ottobre 2011, a quattro mesi dalla sua creazione, la società emette un’obbligazione da 20 milioni di euro “inizialmente sottoscritta da un investitore privato”, non meglio identificato nei suoi bilanci. L’obbligazione, curata da Deutsche Bank, fa parte di programma di obbligazioni a medio termine da 250 milioni, paga il 5% annuo e scade il 17 dicembre 2014. Il 15 dicembre seguente Time and Life riceve un prestito di altri 38 milioni e il 19 dicembre successivo si fa prestare da “un investitore privato” altri 76 milioni di euro. In totale a fine 2011 tra prestiti e bond la società è esposta verso terzi per 134 milioni, dei quali il 26 marzo 2012 rimborsa 30 milioni dei 76 ricevuti il 19 dicembre. Durante il 2012, secondo i bilanci di TaL, “ciascuno degli investitori iniziali ha venduto il debito rilevante a un’entità diversa”.
Shopping in banca – A cosa servono questi soldi? A fine 2012 Mincione li ha già spesi tutti: 12,6 per comprare Wrm Reinsurance, il resto per accumulare azioni bancarie. A dicembre 2011, T&L acquista per 80,5 milioni l’8,2% delle azioni della Banca Popolare di Milano, che rivende tra marzo e aprile 2013 scendendo al 7,02% in una serie di società lussemburghesi (da POP 1 a POP 15) create a marzo 2012, trasferendone poi a novembre 2013 le azioni nel fondo Athena Capital Balanced Fund 2. È la seconda grande operazione di Mincione sui titoli delle banche quotate italiane, la prima è andata male: a marzo 2012 TaL acquista dalla Fondazione Mps 118 milioni di azioni del Monte dei Paschi, pari all’1,01% del capitale, investendo poco meno di 40 milioni di euro. Le azioni le rivende a giugno 2012 con una perdita di 17,65 milioni. Il tutto sempre a debito: “L’acquisizione è stata finanziata con un prestito di Barclays che è stato rimborsato”, spiegano i bilanci della società. L’operazione pare un aperto sostegno alla Fondazione Mps, che sulla partecipazione nel Monte ha appena registrato un miliardo di minusvalenza e scende dal 49 al 36% nel capitale di Rocca Salimbeni, visto che Time & Life sottoscrive anche un accordo con Unicoop Firenze e altri soci per una lista di minoranza che blinda il cda della banca ed esprime sostegno a Profumo e Viola.
Ristrutturare i debiti – Ma i debiti crescono. Dopo il buco sulle azioni Mps, il 12 luglio 2012 TaL si fa prestare dalla Banque Internationale del Lussemburgo (Bil) 25 milioni dando in garanzia le proprie azioni. Il 25 maggio 2012, Time and Life si fa prestare dalla controllata WRM Reinsurance altri 13 milioni con scadenza 14 luglio 2013. A questo punto, a dicembre 2012 Time and Life è nei guai e deve ristrutturare il debito esistente di 113,8 milioni che che è nei confronti di “un unico investitore”: ma non dice chi sia. Lo fa consolidandolo in un unico prestito triennale – che non dice da chi riceve – che scade il 21 dicembre 2015. Inoltre vende 42,1 milioni di azioni della Popolare di Milano per 20 milioni dichiarando una plusvalenza di 7,4 milioni che utilizza per ridurre l’indebitamento. Sempre a dicembre 2012, emette però un’altra obbligazione da 30 milioni che paga il 5% annuo e scade anch’essa, come la prima da 20 milioni, il 17 dicembre 2014. Questa seconda emissione sarà quotata alla Borsa irlandese. Ma le perdite accumulate al 31 dicembre 2012 superano il patrimonio netto di Time and Life: Mincione attraverso il trust si impegna a farvi fronte e a proseguire l’attività. Così il 9 gennaio 2013 può rimborsare il prestito alla Bil ma si fa poi prestare altri 3,7 milioni da WRM Reinsurance. Il 22 aprile 2013 Time and Life cede il suo restante pacchetto di 224,9 milioni di azioni Popolare di Milano alle società Pop1 – Pop15 che le useranno per “fornire collaterale”, cioè fondi, alla controllante. Tutto ciò però non basta a far quadrare i conti e il 24 maggio 2013 Mincione, attraverso il Capital Investment Trust, firma una lettera di impegno nella quale si impegna a pagare sino a 40 milioni per far fronte alle obbligazioni di Time and Life.
L’affare di Chelsea – È in tutta questa girandola di operazioni che si inserisce l’affare (per chi?) dell’immobile al civico 60 di Sloan Avenue a Londra. Il 5 marzo 2012, come abbiamo visto, Time and Life fonda Athena Capital e nell’agosto 2012 acquista per 25 milioni 25mila quote del fondo Athena Capital Real Estate & Special Situations Fund 1, un comparto di Athena Capital Fund Sicav. Il comparto possiede la società 60SA 2, che a sua volta possiede la società 60SA 1 che infine possiede 60SA Limited. 60SA 2, 60SA 1 e 60SA sono scatole finanziarie costituite a Jersey, la stessa isola dove ha sede The Capital Investment Trust di Mincione. Secondo i bilanci di Time and Life, a dicembre 2012 60SA acquista l’edificio di Sloan Avenue 60 per un importo complessivo di 168,95 milioni di euro (137,3 milioni di sterline), rispetto al valore di mercato stimato in 129,5 milioni di sterline pari a 159,4 milioni di euro. Per realizzare l’operazione, 60SA ottiene un prestito di 75 milioni di sterline (92,3 milioni di euro) da Deutsche Bank ed emette un’obbligazione da 22 milioni di sterline (27,1 milioni di euro) sottoscritta dal fondo Athena Capital Real Estate & Special Situations Fund 2. A garanzia del prestito, Deutsche Bank riceve l’ipoteca sul palazzo e i pegni sulle azioni di 60 Sa e sui conti bancari della società. A dicembre 2012, inoltre, Time and Life acquista quote del fondo Athena Capital Real Estate & Special Situations Fund 2 per 7,3 milioni di euro.
Il Vaticano – Il palazzo al 60 di Sloane Avenue era stato costruito da Harrods per ospitare uffici e negozi ma Mincione vuole trasformarlo in una cinquantina di appartamenti di lusso da rivendere a 600-700 milioni. Ai tempi dell’operazione, il Segretario di Stato Vaticano era il cardinale Tarcisio Bertone. Secondo diverse fonti, Bertone introduce Mincione negli uffici londinesi del Credit Suisse che gestisce circa 650 milioni di euro della Segreteria di Stato, provenienti in gran parte dall’Obolo di San Pietro ed extrabilancio. Mincione sconsiglia l’investimento in una operazione petrolifera in Angola a monsignor Angelo Perlasca, dal 2009 fino a pochi giorni fa responsabile dell’ufficio amministrativo della segreteria di Stato, e consiglia invece l’operazione Sloan Avenue. Il 10 maggio 2011 il Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato vaticana diviene monsignor Giovanni Angelo Becciu. La Segreteria di Stato nel 2014 compra il 45% dell’immobile attraverso il fondo Athena Global Opportunities gestito dalla Wrm di Mincione, che a sua volta ne detiene la maggioranza, ma dei 147 milioni di euro investiti dal Vaticano solo 80 vanno nel palazzo e 65 in altre attività del fondo. Con quei soldi Mincione compra azioni Carige, Retelit (comunicazioni) e gruppo Tas (monetica). Secondo il finanziere il Vaticano sapeva tutto.
Affari con la Santa sede – La licenze edilizie per trasformare l’edificio londinese però arrivano solo a fine 2016. Nel frattempo la Brexit ha fatto crollare la sterlina e il mercato immobiliare di Londra. Intanto comunque Mincione incassa in commissioni 16 milioni. Tra il 2016 e il 2018 i prezzi dei migliori immobili londinesi perdono il 10,4%, secondo il Financial Times. Dal 15 agosto 2018 al posto di Becciu, nel frattempo nominato cardinale, come Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato vaticana arriva monsignor Edgar Peña. Dopo aver cercato infruttuosamente di affiancare a Mincione il finanziere Enrico Crasso, di propria fiducia, la Santa Sede decide di acquistare tutto l’immobile di Sloan Avenue 60 accendendo un mutuo da 130 milioni con due società lussemburghesi. Per uscire da Athena, il Vaticano paga a Mincione un conguaglio di 44 milioni. Ma il mutuo è oneroso e per chiuderlo la Segreteria di Stato chiede 150 milioni allo Ior che si insospettisce e a luglio insieme all’Ufficio del revisore denuncia l’operazione alla magistratura vaticana.
Indagini a San Pietro – Le indagini interne il primo ottobre fanno scattare perquisizioni in Segreteria di Stato e negli uffici dell’Antiriciclaggio. Secondo l’Espresso i magistrati vaticani Gian Piero Milano e Alessandro Diddi individuano “gravi indizi di peculato, truffa, abuso d’ufficio, riciclaggio e autoriciclaggio”, mentre il revisore Alessandro Cassinis ipotizza “gravissimi reati quali l’appropriazione indebita, la corruzione e il favoreggiamento” a carico di cinque funzionari della Segreteria di Stato e dell’Autorità antiriciclaggio del Vaticano: quattro laici e un monsignore, sospesi dal servizio.
L’autodifesa – Mincione dichiara che il Vaticano attraverso i fondi Athena ha guadagnato con l’operazione Sloan Avenue a Londra. In un’intervista del 13 ottobre al Corriere il finanziere dice: “Hanno messo 147 milioni nel 2014 e ora ci hanno dato 44 milioni. C’è un mutuo da 130 milioni. Tutto il palazzo dunque è costato 320 milioni di euro, cioè 287 milioni di sterline. Con gli affitti a prezzo pieno, il palazzo vale 390 milioni di euro: 390 meno 320 fa 70. Cioè hanno investito 147 milioni e quattro anni dopo hanno 70 milioni in più”. “Patrimonialmente non c’è un buco: se ristrutturi, raddoppi il valore; gli affitti a prezzo pieno, rende il 4%, 14 milioni di sterline”, spiega Mincione. Ma a fine anno scadrà la licenza edilizia e per realizzare la trasformazione servirebbero altri soldi: non è affatto detto che la Santa Sede intenda investirli. Inoltre se lo Ior non rimborserà il mutuo, il palazzo finirà nelle mani dei finanziatori lussemburghesi.
A guadagnare dall’operazione, secondo il Financial Times, sarebbe solo Mincione: dall’operazione Sloan Avenue il finanziere avrebbe ottenuto 138 milioni di sterline, otlre 160 milioni di euro. Non è la prima volta che chi investe nelle proposte finanziarie di Mincione perde mentre il raider ne esce con le tasche piene. Ne sanno qualcosa alcune casse previdenziali, ma non solo. Ma da dove viene Raffaele Mincione? Dove ha cominciato a occuparsi di finanza? E com’è arrivato a mettersi in proprio?
[1 – continua]
*Aggiornato da redazione web alle ore 17 e 30