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Turchia: “Lunedì iniziamo a espellere i foreign fighter dello Stato Islamico verso l’Europa”

Lo ha dichiarato il ministro dell'Interno di Ankara, sostenendo che dalla prossima settimana l'impasse causata dai paesi dell'Ue sarà rotta dall'azione del governo Erdogan. Ma in alcuni casi mancano accordi di rimpatrio, mentre a certi combattenti è già stata tolta la cittadinanza

Lunedì la Turchia inizierà ad espellere i combattenti europei dello Stato Islamico sotto la loro custodia. La decisione è presa, ha annunciato il ministro dell’Interno, Suleyman Soylu, anche se non ha chiarito con quali modalità avverranno queste espulsioni: “Che vi piaccia o no, che ritiriate o no le loro cittadinanze, vi rimanderemo i membri dell’Isis, che sono la vostra gente, vostri cittadini”, ha dichiarato. “Sono vostri, fatene quello che volete”, ha poi aggiunto rivolgendosi “all’Europa”.

La posizione intransigente è legata anche al deteriorarsi dei rapporti tra la Turchia e gli alleati della Nato, dopo il mancato sostegno nell’offensiva contro le milizie curde nel nord-est siriano e la decisione delle forze occidentali, dice Ankara, di “schierarsi con i terroristi”. Il ministro non ha precisato quali siano i Paesi inizialmente coinvolti, né come la Turchia intenda forzare la mano in caso di mancato accordo con gli Stati di destinazione. Senza dimenticare la situazione di coloro che la cittadinanza l’hanno persa: oltre cento, ad esempio, sono i presunti jihadisti cui la Gran Bretagna ha ritirato il passaporto. Casi analoghi riguardano anche Francia e Olanda.

L’ultimatum non dovrebbe invece preoccupare l’Italia. Nelle prigioni turche, si apprende da fonti di intelligence e antiterrorismo, non ci sarebbero combattenti del nostro Paese. Dalle ultime informazioni disponibili, i foreign fighter che hanno avuto un legame con il nostro Paese sono circa 140, di cui una cinquantina morti. Gli italiani e i naturalizzati italiani sono però solo 25 e di questi quattro risultano deceduti e otto già rientrati in Europa e costantemente monitorati dagli apparati di sicurezza.

In Siria è stato invece arrestato, dopo esser stato catturato dai curdi e dagli americani, Samir Bougana, italo-marocchino di 24 anni partito nel 2013 per andare a combattere prima con al-Qaeda e poi con l’Isis. L’uomo si trova già in carcere in Italia. Nei campi di detenzione sotto il controllo curdo, almeno fino all’offensiva di Ankara, tra Al Hol, Ayn Issa e Roj, si troverebbero invece almeno quattro combattenti italiani: Alice Brignoli e suo marito Mohammed Koraichi con i 3 figli, Sonia Khediri, italo-tunisina e moglie di Abu Hamza al Abidi, figura di spicco del Califfato ucciso in combattimento, e Meriem Rehaily, 23enne padovana di origine marocchina, condannata per arruolamento con finalità di terrorismo. Anche loro avrebbero 2 figli ciascuna.

Nelle carceri turche sono al momento detenuti complessivamente 1.149 jihadisti legati al Califfato, mentre almeno 242 sono i foreign fighter di 19 Paesi catturati in Siria dall’inizio, un mese fa, dell’operazione militare Fonte di Pace e pronti a essere rimandati a casa.