Secondo le stime del ministero, dal prossimo anno la pubblica amministrazione assumerà circa 150mila persone nella media dei dodici mesi
Pubblica amministrazione pronta allo sblocco totale delle assunzioni. Dal 15 novembre il turnover torna al 100% anche per gli statali in senso stretto. La legge di Bilancio del 2019 aveva infatti rinviato a venerdì prossimo lo sblocco delle assunzioni nei ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Dopo anni di sbarramenti in ottica di spending review, cadono quindi gli ultimi limiti al ricambio del personale, per cui la spesa per chi esce potrà essere interamente riversata su nuovi ingressi.
Secondo le stime del ministero, dal prossimo anno la pubblica amministrazione assumerà circa 150mila persone nella media dei dodici mesi. Dati che rispondono a un turnover tornato di nuovo al 100% in tutti gli uffici pubblici. Numeri a cui si devono aggiungere gli ingressi extra finanziati con le passate manovre. Complessivamente, sommando tutto, si dovrebbe arrivare a 450-500 mila entrate nell’arco di tre anni.
Nelle Regioni, poi, un decreto ad hoc prevede che si potranno fare ancora più assunzioni, ancorandole a parametri diversi dai pensionamenti. Nei territori ormai i vincoli del turnover sono stati eliminati e ora si punta a cambiare schema, con assunzioni non più calibrate sulle uscite ma sui bilanci. Quindi laddove ci sono risorse si potranno programmare ingressi superiori ai pensionamenti.
La facoltà è stata prevista nel decreto Crescita e adesso c’è anche il primo provvedimento attuativo, pubblicato in Gazzetta ufficiale questa settimana. Dall’inizio del prossimo anno le Regioni saranno divise in cinque fasce, a cui corrisponderanno altrettanti valori soglia, ovvero tetti di spesa. I rapporti più generosi spettano alle realtà meno popolose.
In fase di prima applicazione e fino al 31 dicembre 2024, le Regioni a statuto ordinario nel limite del valore soglia, si legge nel testo, “possono incrementare annualmente, per assunzioni di personale a tempo indeterminato, la spesa del personale registrata nel 2018, in misura non superiore al 10% nel 2020, al 15% nel 2021, al 18% nel 2022, al 20% nel 2023 e al 25% nel 2024, in coerenza con i piani triennali dei fabbisogni di personale e fermo restando il rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio asseverato dall’organo di revisione”. Un provvedimento parallelo è atteso, entro questo mese, per i Comuni. Da quanto si apprende, infatti, il ministero della Pubblica amministrazione riconvocherà a stretto giro un tavolo tecnico.
Lo scorso 30 ottobre il ministro Dadone aveva annunciato un’ondata di assunzioni, a seguito della rimozione del blocco del turnover. “Il metodo del dialogo si sta via via riempiendo di contenuti e fatti concreti, a partire da ciò che accadrà nel prossimo futuro con lo sblocco completo del turnover, grazie al
quale immetteremo nella Pa circa mezzo milione di persone, in grandissima parte giovani, durante il triennio che viene”, aveva scritto sui social dopo l’incontro con i sindacati.
Il ministro nelle scorse settimane aveva anche assicurato che a breve si “aprirà una fase di concorsi” e che il rimpiazzo sarà aiutato da un decreto, in arrivo “tra un mese”, che consente “di superare il turnover” nelle Regioni e negli enti locali. Nel senso che se, appunto, un’amministrazione sta in buona salute dal punto di vista finanziario allora potrà assumere anche oltre i limiti del ricambio, per cui uno esce e uno entra. Fatta salva la sostenibilità dei conti verrà quindi studiato un algoritmo che calibrerà il reclutamento su altri parametri, in primis la popolazione, ovvero la dimensione demografica del Comune o della Regione.