Vini, quadri, mobili e arredi della spa. Gli oggetti del Rigopiano scampati al disastro sono finiti all’asta per pagare i debiti dell’albergo. Non senza reazioni da parte dei familiari delle vittime. Sul sito Aste Giudiziarie è stato pubblicata l’offerta per acquistare i resti dell’albergo travolto dalla valanga che tre anni fa ha ucciso 29 persone, tra clienti e dipendenti. L’asta è andata deserta tranne per il vini comprati a 1800 euro contro i 700 della base. Il che lascia pensare a una competizione tra gli acquirenti che ha fatto parlare di “macabra asta“.

“Il 30 ottobre scorso a Pescara – spiega l’avvocato Romolo Reboa, che, insieme agli avvocati Gabriele Germano, Massimo Reboa, Silvia Rodaro, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli assiste le famiglie di quattro vittime – si è tenuta un’asta delle bottiglie di vino pregiato che si trovano nell’hotel e si sono salvate dalla valanga. Chi le ha messe in vendita è l’avvocato Sergio Iannucci, curatore del Fallimento 70/2010, Del Rosso srl, mentre non è conosciuto chi farà il macabro brindisi al prezzo di aggiudicazione di 1.800,00 euro come chi ha partecipato per rilanciare, dato che il prezzo base era di 700,00 euro”.

Ma c’è altro. “Dalla lettura della perizia allegata al bando d’asta (COD. 2814910) emerge però che sono in vendita anche moltissimi beni mobili dell’Hotel Rigopiano, la cui asta però è andata deserta – insiste l’avvocato Reboa – Ciò che ha sconvolto i miei assistiti è che vi è stata una macabra asta che ha visto più persone competere per assicurarsi le bottiglie della cantina della morte”. Secondo l’avvocato, poi, “nella vicenda esce oggi un soggetto nuovo, il fallimento 70/2010 Del Rosso srl, che risulta proprietario dei mobili dell’Hotel Rigopiano e che, certamente con l’autorizzazione del Giudice Delegato, li ha messi in vendita. Un curatore fallimentare – prosegue il legale dei familiari – mai ascoltato nell’inchiesta penale, che potrebbe rivelare informazioni preziose sullo stato dei luoghi, sulle autorizzazioni e che mi riservo di convocare per una audizione in sede di indagini difensive”.

Parla invece di “commenti speculativi“, il curatore fallimentare dell’asta, l’avvocato Iannucci: “Il discorso non è in questi termini, si tratta – spiega – di beni della società che gestiva l’albergo che era debitore nei confronti della procedura fallimentare e che sono stati ceduti a pagamento di parte del debito, non avendo altre risorse per pagarlo. Io, di conseguenza, con l’autorizzazione del giudice, li sto mettendo in vendita. Non c’è alcun collegamento tra i beni all’asta e le vicende che riguardano la valanga che ha poi travolto l’albergo, così come non c’entrano le vittime. Sono commenti speculativi”, replica alla stessa Adnkronos. “Tra l’altro, nell’area che è sotto sequestro – sottolinea il curatore – noi siamo entrati con autorizzazione della Procura della Repubblica e del Gip insieme ai carabinieri. Il fallimento è estraneo alle vicende dell’albergo, ripeto, perché di proprietà di terzi”.

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